Finalmente! Da parecchio tempo mi chiedevo come mai un disco come “Badass” degli
Shabby Trick non avesse ancora trovato l’occasione giusta per una doverosa ristampa, giovandosi di un momento in cui la riscoperta del “passato” ha recuperato interesse e benevolenza, arrivando fino ai limiti estremi di forme indiscriminate di rivalutazione.
Niente paura, in questo caso non si corre nessun rischio di sopravvalutazione “nostalgica”, il
platter è in assoluto uno degli esempi più efficaci di
street metal italico, in grado, nel 1989 (l’anno in cui uscì in origine per la Cult ’n’ Roses, un’etichetta davvero competente e professionale, che licenziò anche il capolavoro dei Moon Of Steel “Passions”, per poi scomparire nell’oblio …) esattamente come oggi, di rappresentare un antagonista credibile allo strapotere scandi-americano del settore, forte di una formula espositiva fresca, vitale e vincente, forgiata nella “genuinità” di brani allo stesso tempo propulsivi, cattivi, viziosi e seducenti.
La voce al vetriolo di Andy Sixtynine, la chitarra lacerante e focosa di Max Bronx, il basso poderoso e incisivo di Andrea Castelli e la batteria corposa e compatta di Alex Marcelli s’intrecciano e si completano vicendevolmente in un lavoro davvero autorevole sia dal punto di vista squisitamente tecnico e sia sotto il profilo attitudinale e compositivo, dimostrando di saper trattare la materia con notevole cognizione di causa.
Il
rock n’ roll dei fiorentini è sempre piuttosto “fisico” e grintoso, e tale si mantiene anche quando si affida a soluzioni maggiormente “commerciali”, come avviene nella frizzante e dissoluta "Danger! (She's too hot)”, nelle cadenze vaporose e corrosive di “I want your body”, nella suggestiva
semi-ballad "Anything to hold you” e nella cromata “Fallin' star”, perfetti contraltari per le furenti “Tonight I rock” e “Crazy girl”, per l’adrenalinica “Scarred” e ancora per la selvaggia e ammiccante "Cool boy”, mentre è “Stripped to the skin”, con le sue fascinose atmosfere stranianti, perverse e volubili, ad offrire l’immagine nitida di una
band fedele ai dogmi fondamentali del genere e tuttavia capace di declinarli secondo la propria spiccata personalità.
Il programma originale dell’album finiva qui, ma la valorosa Jolly Roger Records, allo scopo di rendere
davvero imperdibile questa riedizione (che ripropone la simpatica veste grafica del vinile … ottima scelta …), la integra con ben cinque
bonus-tracks, tranquillamente ascrivibili alla categoria “chicche”: un’infuocata “Time to kill”, tratta dalla storica
compilation “Not just spaghetti and mandolini” e le quattro tracce dimostrative di “Heart killer”, risalenti al 1987.
Anche in queste circostanze, contraddistinte da un fatale pizzico di
naiveté, è possibile rilevare la caratura superiore degli Shabby Trick e la loro innata capacità di essere persuasivi, graffianti, adescanti e divertenti, in un “mondo” verosimilmente troppo impegnato a cercare di distinguere i
posers dai
defenders e a guardare all’estero, per comprendere fino in fondo il potenziale di un grande gruppo italiano.
La raccomandazione finale è dunque scontata … sostenete la “scena” tricolore che se lo merita (per la cronaca i toscani, inframmezzati da lunghi periodi di latitanza, hanno pubblicato altri due dischi, “Piercinality”, discreto e “RnR raiser”, di buona qualità …) e fate vostro questo “Badass” … un pezzo di “storia” che amerete “ripassare”, scoprendo quanto sia tuttora attuale e coinvolgente.