La domanda che mi sono posto appena ho avuto tra le mani questo
Memorial For A Wish è stata se avessimo davvero bisogno dell’ennesima metal opera piena di special guest che fanno a gara a chi è più bravo. Poi sono andato a cercare qualche informazione in più su questo progetto e ho scoperto che tutto parte da un giovanotto norvegese di nome
Andreas Nergard, polistrumentista e compositore, che per il suo debutto si è circondato di ospiti di tutto rispetto. E’ a questo punto che mi sono chiesto come fosse riuscito tale sconosciuto a fare in modo che nomi come
Ralph Scheepers (Gamma Ray, Primal Fear),
Tony Mills (TNT),
Mike Vescera (Malmsteen, Loudness),
Andi Kravljaca (Seventh Wonder),
Michele Luppi (Vision Divine) e altri ancora si fossero convinti a collaborare con lui.
Ma partiamo dall’inizio, dicendo subito che Memorial For A Wish è il primo di due atti di un concept (poteva essere altrimenti?) ambientato nella Dublino del 1890, anno in cui il povero Peter O’Donnell viene accusato ingiustamente di un reato che non ha commesso e viene condannato a 20 anni di prigione, trovandosi così costretto a lasciare sola la moglie in dolce attesa.
Twenty Years In Hell si apre proprio con la voce del giudice che legge la sentenza per poi lasciare spazio a orchestrazioni tipicamente progressive rock, melodie molto delicate e tristi e continui scambi tra voci maschili e femminili. Il tutto per la bellezza di nove minuti.
Ad alzare un po’ il ritmo ci pensano la successiva
A Question Of God che tanto ricorda i Royal Hunt e
Hell On Earth che finalmente riesce a trasmettere un po’ di quelle sensazioni di rabbia e frustrazione che forse sarebbero dovute emergere un po’ prima.
Is this Our Last Goodbye, An Everlasting Dreamscape e
Nightfall vanno invece ad esplorare il lato più tranquillo e intimista di quest’opera, miscelando elementi rock, AOR e melodic metal con parti più sinfoniche e d’atmosfera. Un discorso leggermente diverso va fatto per le due conclusive
Angels e
Requiem, lunghe rispettivamente 12 e 15 minuti, che cercano di attingere da quasi tutto il panorama delle rock opera degli ultimi anni e infondono all’intero disco un sapore ancora più teatrale e orientato al musical.
Memorial For A Wish è un disco dai molteplici aspetti e non è semplicissimo da valutare, perché se da un lato abbiamo un songwriting di tutto rispetto e interpreti di grandissimo spessore a dare un valore aggiunto all’opera, dall’altro ci troviamo davanti a espedienti usati fin troppe volte in lavori del genere che non portano nulla di nuovo alla nostra attenzione. Parliamoci chiaro, Andreas Nergard ha delle doti creative discrete e scrive buone canzoni e magari con il tempo saprà anche affinarle e renderle più adatte agli interpreti a cui vengono date in pasto, ma non ha ancora la capacità di andare oltre e stupire, sorprendere e lasciare quel senso di fascino come un certo Tobias Sammet è riuscito a fare con i suoi Avantasia.
Come sempre sarà il tempo a dare tutte le risposte alle nostre domande, ma se dovessi basarmi solo su quello che il progetto Nergard è adesso e non su quello che potrebbe essere direi proprio che non avevamo questo disperato bisogno di un album del genere, che per quanto ben suonato e interpretato, non aggiunge nulla di nuovo a quello che altri gruppi hanno già fatto in precedenza con maggior fortuna. Provaci ancora Andreas.