Arrivano dal Belgio i
Max Pie, attivi dal lontano 2005, quando ancora erano una cover band dedita in tutto e per tutto a grandi maestri come Deep Purple e Whitesnake. Il tempo e l'esperienza hanno indirizzato lo stile verso territori più vicini a
Symphony X e
Kamelot, ma come vedremo purtroppo soltanto nelle intenzioni.
Eight Pieces - One World è il secondo album, giunge a due anni di distanza dal debutto avvenuto con
Initial Process e si avvale della preziosa collaborazione di
Simone Mularoni dei DGM che oltre ad essersi occupato del missaggio e del mastering nei Domination Studios, ha addirittura suonato come guest in due canzoni, rispettivamente
Earth's Rules e
Don't Tell Me Lies. Questo spiega perché al primo ascolto tante sensazioni erano stranamente familiari e riconducibili ai nostrani
Vision Divine e Secret Sphere, anche se a dirla tutta questi Max Pie ne devono fare di strada. Ma andiamo con ordine.
L'inizio è affidato a
A Cage Of Sins che già nel titolo mi ha ricordato una certa
Of Sins And Shadows e che richiama a dosi massicce e a più riprese elementi tipici del power prog sinfonico reso famoso dalla band di Michael Romeo. Devo dire che a livello strumentale i belgi non difettano assolutamente di preparazione, la struttura delle canzoni è varia e complessa ma riesce comunque a essere quasi sempre fluida e a non dare l'impressione di aver incollato le varie sezioni senza logica. Anche la successiva
I'm Sealed riesce nel tentativo di scorrere via abbastanza piacevolmente con il suo bel riffone cattivo e il continuo alternarsi di momenti più tirati e momenti più cadenzati e con delle linee vocali piuttosto buone, sebbene sia proprio la prestazione del cantante a far affiorare qualche perplessità. A confermare i miei dubbi ci pensano
Earth's Rules e, soprattutto,
I'm In Love, in cui tutto ciò che di buono c'è viene irrimediabilmente penalizzato da linee vocali azzardate e un po' forzate, con la voce che in alcuni frangenti sembra andare persino a stonare leggermente.
Tentare di trovare quella scintilla in grado di far accendere la fiamma nelle restanti canzoni non è un compito semplice, perché più si avanti nell'ascolto più si fa strada prepotentemente la convinzione che ai Max Pie non manchino le capacità tecniche, visto che il compito di assomigliare in maniera fin troppo evidente ai Symphony X è svolto in modo impeccabile, ma che manchi ancora un'identità precisa e forte. Basta ascoltare l'inizio arabeggiante di
The Side Of A Dime o l'intera
Don't Tell Me Lies per rendersi conto di quanto sia ingombrante l'influenza del gruppo di Romeo.
Eight Pieces - One World ha più ombre che luci, alcune probabilmente scompariranno con il tempo mentre altre sembrano essere più radicate nel songwriting e nel background dei singoli musicisti. Non me la sento di stroncare del tutto questo lavoro, perché è suonato e prodotto bene e perché stiamo parlando di ragazzi che ci mettono tanta passione e fanno tanti sacrifici per realizzare un sogno. Ma la musica è qualcosa che deve centrare il cuore e l'anima prima che il cervello e in questo i Max Pie non sono stati abbastanzi bravi. Rimandati a settembre.
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