La prima sorpresa che ho avuto nell'ascoltare questo debutto autoprodotto a base di melodic thrash metal dei norvegesi
Pitch Black Mentality, è stata nel sentire il cantante, perché... canta!
E' sempre più difficile infatti trovare tra le giovani proposte di questo immortale genere musicale qualcuno che non si limiti ad urlare o buttare lì growling vocals.
Ed è un cantato veramente molto simile a quello di
Phil Anselmo del periodo
Cowboys From Hell cioè parti aggressive, aperture pulite e, dove serve, ci si può anche spingere più sù con la voce.
Altra nota positiva di questi norvegesi è la capacità di scrivere belle canzoni, diverse tra loro, più o meno riuscite, ma tutte con gusto e buona tecnica. Anche musicalmente sono sicuramente influenzati dal quartetto texano, sopratutto per quanto riguarda le canzoni più lente dove è il groove a saltare fuori. Non si fermano però qui. I pezzi hanno atmosfere e ritmi differenti, melodie ben studiate, non banali ma trascinanti e la loro proposta ha un che di moderno che annulla l'effetto revival. Menzione speciale per il chitarrista
Jarle H. Olsen veramente ottimo sia nell'ideare riff coinvolgenti sia negli assoli, sempre precisi e ben eseguiti, dove a tratti ricorda il maestro
Malmsteen.
Era un po' che non sentivo un gruppo esordiente suonare così, tant'è che potremmo definirlo solamente metal moderno, senza incanalarlo per forza in un filone. Forse è più thrash, ma qui dentro c'è tutto: dall'aggressività, alla melodia, al groove, grande tecnica e varietà. Che sia questo il futuro? Per ora sono sicuramente promossi, ma per il prossimo disco spero in un pizzico di personalità in più, che tolga quell'ombra
panteriana che ogni tanto sbuca prepotente.
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