Da new sensation a gregari quasi inosservati: questo il cammino dei teutonici
Agathodaimon che mossero un gran battage pubblicitario, sotto la spinta della già potente
Nuclear Blast, al tempo del loro primo album "
Blacken the Angel" datato 1998, in un'ondata emotiva e commerciale incredibile, creata principalmente dai
Dimmu Borgir con quella incredibile bordata a nome "
Enthrone Darkness Triumphant".
Nonostante un secondo album all'altezza delle aspettative create (e dei soldi spesi) con "
Higher Art of Rebellion" dell'anno successivo, gli Agathodaimon non sono mai riusciti a sfondare ed anzi si sono clamorosamente suicidati a partire da "
Chapter III" ed ancora di più con "
Serpent's Embrace" del 2004 che ha sancito la fine del deal con Nuclear Blast, a causa di vendite drasticamente in ribasso, a causa di un progressivo ma rapido abbandono di uno stile black metal tradizionale a favore di componenti dark - romantic - gothic assai pompose e, diciamola tutta, noiose e tronfie, al livello dei peggiori
Crematory e
Cradle of Filth di qualche album fa.
La rinascita su
Massacre risale a "
Phoenix" del 2009 che purtroppo non abbiamo mai avuto occasione di ascoltare, e questo la dice lunga sul momento di popolarità e diffusione di cui gode oggi la band di
Sathonys, unico membro rimasto della line up originale. Tuttavia questo secondo album su Massacre, "
In Darkness" è un disco all'insegna della sobrietà, della leggerezza, dello stile: abbandonati gli eccessi e le inutili pomposità di una volta, anche nel look, persino nella durata dei brani e del disco (un onestissimo 44 minuti), il sesto album degli Agathodaimon restituisce una certa freschezza nei brani dei nostri, alleggerendo le composizioni di ogni velleità gothic, e restituendo quell'anima black metal melodica sì, ma senza rinunciare alle sferzate dei primi due dischi, mitigate come sempre dalle clean vocals del già citato chitarrista Sathonys: basti ascoltare la bella "
I've Risen", in cui riecheggiano memorie di "
A Succubus in Rapture", e quanto sarebbe bello che tutto il lavoro si potesse indirizzare verso quei lidi!
Nonostante qualche eccesso di troppo, rimasugli di un passato prossimo che i tedeschi hanno fatto bene ad accantonare, "In Darkness" senza far gridare al miracolo è un disco che scivola via molto bene, che conquista senza esagerare sin dal primo ascolto e che presenta anche delle parti più epiche nei brani più cadenzati e sulfurei ("
Oceans of Black" ed "
Adio" su tutte, senza dubbio le migliori del disco) che da sempre sono il trademark più riuscito degli Agathodaimon.
Sicuramente non riconquisteranno il tempo perduto e lo status symbol di "
new sensation of extreme BLABLABLA metal", come piaceva tanto fare alle etichette fino a qualche anno fa, ma perlomeno gli
Agathodaimon hanno ridato un senso ed una dignità artistica a loro stessi e questa è una delle vittorie più belle a cui una band possa ambire.
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