Il batterista, dai
gloriosi trascorsi nei Manowar, Kenny "Rhino" Earl, seppur coinvolto in altri progetti, ha voluto dare un seguito al suo progetto solista
Angels of Babylon con un nuovo album, per il quale oltre ad una nuova etichetta discografica ("Thundergod" esce, infatti, per la Scarlet Records) ci sono stati importanti avvicendamenti nella formazione che lo ha inciso, rispetto a quella che aveva accompagnato Rhino su "Kingdom of Evil". Non ci sono più il bassista David Ellefson e nemmeno il cantante David Fefolt, quest'ultimo sostituito dallo stesso Rhino, qui nel triplice ruolo di batterista, cantante e tastierista, oltre ad aver mantenuto il totale controllo sul songwriting. Con risultati tutto sommato discreti.
"Thundergod" è un disco che sa unire il Classic e lo U.S. Metal con soluzioni più melodiche e
datate, che potrebbero far pensare a Rainbow o a certi loro
discepoli come Axel Rudi Pell o Yngwie Malmsteen, accostamenti peraltro non del tutto improbabili vista pure la bravura e le soluzioni messe in campo dal chitarrista (già presente su disco d'esordio) Ethan Brosh.
Gli episodi più heavy ("King of All Kings" o "Bullet") ed anthemici ("True Brothers") sono tra quelli più convincenti, mentre la
maglia nera tocca alla debole (anche nel cantato) "Turning the Stone". E se si lascia apprezzare il passo sabbathiano ed oscuro di "Redemption", credo che le due canzoni che meritino una citazione siano comunque "Sondrio", dedicata proprio alle montagne della cittadina lombarda, e sopratutto "Thundergod": un omaggio al compianto Scott Columbus.
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