Quello dei
Thunder Axe è ancora oggi un
Wild Metal, un sound che non è stato smorzato dal tempo trascorso dal loro precedente lavoro, il demo "Wild Metal" del 2005, sino al loro album d'esordio uscito nella prima metà del 2013, grazie al supporto della My Graveyard Productions.
Nell'introdurre "Grinding the Steel" è doveroso ricordare come i Thunder Axe lo abbiano dedicato al precedente cantante, Massimo Cantù, fondatore del gruppo e che aveva fatto un'ottima impressione in occasione del succitato demo, prematuramente scomparso.
Alla formazione bergamasca non sono certo venute a mancare l'energia e la forza, proprio quelle che ritroviamo a pompare Heavy Metal nei solchi del disco, all'insegna del metallo più classico che hanno inevitabilmente
ereditato da Iron Maiden, Saxon e Judas Priest
Se le chitarre lasciano subito una bella impressione, che conservano poi nel corso dell'album, non manca qualche imprecisione, a livello compositivo ma sopratutto a livello vocale, nei cori ed in qualche passaggio un po' azzardato da parte di Renato Forza, con il cantante maggiormente a suo agio nei momenti più ruvidi rispetto a quando deve
spingere in alto la propria voce, per quanto complessivamente le cose sembrino comunque funzionare.
Così, ottimi momenti (l'opener "Iron Will", una "Age of Revenge" tra Savatage e R. J. Dio, la conclusiva "Sinking into the Past") si alternano ad altri passaggi meno riusciti ("God of Pleasure" dove nel refrain riecheggiano i Megadeth, oppure l'articolata "Dawn to Divine" e la ballad "With Your Eyes" quando sembrano strafare), ma i Thunder Axe evitano pericolose battute a vuoto, dando l'impressione che con un po' di esperienza in più il salto di qualità non gli sarebbe precluso.
Resta solo da capire quali saranno le intenzioni del gruppo per il proprio futuro.
I am
I hear
I see
I feel
I review
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?