Copertina 6

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2012
Durata:49 min.
Etichetta:Flow Double H Records

Tracklist

  1. INTRO
  2. SENTIERI DI CARTA
  3. LO SCHIAVO DI BABILONIA
  4. L'UOMO DALL'OMBRA LUNGA
  5. UN PASSO OGNI PAROLA
  6. QUELLE VOLTE
  7. IL CASTELLO DELLE STAGIONI
  8. NELLE NOTTI PIù LONTANE
  9. AUTUNNO

Line up

  • Enrico Bernardini: vocals, acoustic guitar
  • Lorenzo Romani: guitars, backing vocals
  • Paolo Brini: bass
  • Alessandro Padovani: drums
  • Enrico Cazzola: keyboards, synth

Voto medio utenti

Mi hanno proprio “fregato”, i Marchesi Scamorza.
La denominazione mi aveva superficialmente indotto a immaginare di dover trattare un gruppo dedito ad una qualche forma espressiva d’estrazione “demenziale” e invece i ferraresi affidano al loro “La sposa del tempo” tutta la bruciante passione per il prog italico che evidentemente li anima, in un crogiolo ispirativo che mescola PFM, Le Orme, Banco del Mutuo Soccorso, Ezra Winston, Nuova Era e Montefeltro.
Tra maestri incontrastati e una generazione di epigoni di notevole livello, i nostri dimostrano di saper scegliere piuttosto bene le loro referenze, e di saperle poi trattare con discreta personalità, anche se obiettivamente le opportunità di miglioramento sono ancora molteplici.
Innanzi tutto, la componente vocale, eccessivamente inerte e anonima (e talvolta pure leggermente imprecisa, se vogliamo …) per conquistare sensi e attenzione, e poi il ricorso a strutture compositive non sempre adeguatamente efficaci ed incisive, pur mantenendo una dose sufficiente di freschezza e di gradevolezza complessiva.
Dotati di egregia tecnica strumentale (menzione particolare per Lorenzo Romani, con il suo vibrante stile infuso dei “mostri sacri” Hackett, Gilmour e Blackmore, …), i Marchesi Scamorza brillano esclusivamente nella morbida disinvoltura di “Sentieri di carta”, nel lodevole misto tra lirismo e tensione di “Lo schiavo di Babilonia” (intrigante il tocco vagamente “sinfonico” …), nella suggestiva “Il castello delle stagioni” e nella liquida e fremente “Autunno”, mentre altrove intuizioni pregevoli si stemperano in un clima eccessivamente lineare e indefinito, sopraffatto altresì, come già rilevato, da uno scarso contributo emotivo sotto il profilo canoro.
Testi piuttosto ben congegnati per contenuti e metriche contribuiscono ad accogliere favorevolmente il lavoro di questi valorosi esordienti, in un settore che, dopo anni “difficili”, ha da un po’riconquistato un legittimo interesse (basta vedere il numero impressionante di ristampe e di “ritorni eccellenti” che lo riguardano …), per la gioia di chi non ha dimenticato quanto possano essere coinvolgenti e “moderni” termini come cultura, fantasia, poesia ed eleganza applicati ad un contesto artistico/musicale.
A me non resta che segnare il bizzarro nome dei Marchesi Scamorza tra quelli meritevoli di monitoraggio …
Recensione a cura di Marco Aimasso

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