Non provo particolare gusto a stroncare i
Messenger, cerco solo di essere obiettivo e di analizzare un po' come stanno le cose.
Chi ha vissuto gli anni della rinascita del power (1997-2002) si ricorderà di quanti dischi erano considerati imperdibili, di quante band erano spacciate per fenomeni, nuovi portabandiera del genere, per poi cadere miseramente nel dimenticatoio. E giù di gruppi con voti altissimi e con articoli dedicati, che riascoltati oggi fanno ridere.
Questi
Messenger avrebbero potuto trovare un attimo di gloria in quel periodo, dove un po' tutto era tollerato. Sfiga volle che tra il 1995 e il 2004 non incidessero nulla, se non un paio di EP, nonostante il loro debutto fosse del 1990.
Oggi i cinque tedeschi tornano sul mercato con
Starwolf - Pt.1: The Messengers, l'album in questione è perfettamente divisibile in due parti, dalla prima alla settima canzone è un tipo di disco che ha una sorta di direzione, un identità e propone un tipo di power magari dozzinale, magari pieno di cliché ma a tratti godibile. La seconda parte del disco invece è un tipo di...inutilità di alto livello. Come rovinarsi con le proprie mani, mandare un lavoro a puttane e trasformare tutto in un polpettone di oltre un'ora, fastidioso come pochi.
Passando sopra alle tante imprecisioni del cantante, ai cori perenni che vogliono inserire epicità in ogni dove, a parti di canzoni già sentite in composizioni di altre band, agli assoli a volte fastidiosi poiché quasi tutti con la stessa tecnica sweep picking, passando sopra a tutto questo, quel che rimane è una manciata di canzoni che nel loro contesto potrebbero anche funzionare. Mid tempo rocciosi con linee di chitarra che si sdoppiano, riff a volte aggressivi altre più melodici, una batteria che che non va perennemente in "modalità elicottero" ma fa il suo dovere, insomma, qualcosa che si salva forse c'è. Siamo dalle parti di
Hammerfall, Manowar, Rhapsody senza tastiere (con o senza "of fire" fate voi),
Helloween e
Running Wild, di cui è presente una cover di
Port Royal abbastanza fedele all'originale che testimonia l'attaccamento dei
Messenger a un certo metal.
Ma la seconda parte... La seconda parte del disco è una discesa nell'abisso dell'indecenza. Canzoni senza capo né coda, fiacche, con melodie che si rotolano a spinta, un cantato inascoltabile, col singer che in un occasione duetta (si... gorgheggia) pure con una voce femminile, creando momenti di fastidio davvero intensi. Il tutto infarcito da una serie infinita di "Oooooh ooooohh oooooh oh oh oh ohhhhhh" che neanche i beoni più ubriachi in un'osteria bavarese malfamata.
Come se non bastasse, come si evince dal titolo dell'album, dovremo aspettarci prossimamente una Pt.2 o addirittura una Pt.3. Ora però non voglio pensarci.
Che senso ha oggi un disco del genere se non la pubblicazione per proprio orgoglio personale, per i propri amici o per riuscire a suonare in qualche pub? Che contributo dà alla musica? Tutti hanno diritto ad esprimersi (e ci mancherebbe!) ma il mercato è stra-saturo, in stallo e di band inutili è pieno, quello che possiamo fare è prenderle per quello che sono, dandole un obiettivo valore: insufficiente.
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