Gengis Khan è tra le figure più affascinanti, misteriose e potenti dell'intera storia dell'umanità, basti dire che ha dato vita tra il XII e il XIII secolo al più vasto impero terrestre mai conosciuto.
Portare un nome di tale calibro significa caricarsi di un peso non indifferente, ma da quanto si può evincere dall'ascolto del disco questo non rappresenta affatto un problema per questa band italiana che prosegue imperterrita la strada intrapresa dai
Nasty Tendency, dalle cui ceneri nascono appunto i
Gengis Khan.
Il grande conquistatore mongolo che qui si riscopre rocker ci offre un heavy metal di chiaro stampo ottantiano, in cui ritroviamo tutti ma proprio tutti i segni distintivi del genere, compresa la produzione che è davvero irritante. Qualcuno spieghi a tutti questi gruppi che con tanta passione si dedicano a questi revival dei bei tempi andati che siamo nel 2013 e un livello di registrazione così scadente, pur se voluto, è del tutto inaccettabile.
Ma dato che bisogna essere oggettivi e non farsi prendere troppo la mano, sia in positivo che in negativo, bypassiamo con gioia il contenitore e andiamo a valutare il contenuto, senza alcun pregiudizio.
Come anticipato, ci troviamo di fronte a un heavy metal classico che più classico non si può, con qualche puntatina nello speed, come nel caso dell'opener
What The Hell Is Going On, e qualche sottile venatura hard rock che sostiene la ballatona
Welcome In The Middle.
Tra le altre possiamo citare la divertente
Dr.Midnight che però si perde un po' nella continua e ossessiva ripetizione del ritornello, il quale pur essendo carino diventa alla lunga noioso, e
Leaving This Hell che mi è sembrata quella in cui il songwriting fosse leggermente più ispirato, anche se non stiamo parlando di niente di particolarmente entusiasmante.
A concludere il tutto troviamo la presenza di
Blaze Bayley (ex Iron Maiden, ma c'è davvero bisogno di dirlo?) che mette la sua voce al servizio della band in
Revenge In The Shadow ed è fautore di una prestazione ai limiti dell'imbarazzante per un artista dal passato come il suo. Purtroppo, però, non riesce a risollevare questo
Gengis Khan Was A Rocker che come avrete sicuramente capito potrà interessare soltanto a chi si fa divorare dai ricordi e cerca conforto in una fotocopia sbiadita dei fasti del passato.
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