I brasiliani
Hibra con il loro esordio avevano subito catturato la mia attenzione: "Defying the Rules" era, infatti, un album convincente, potente e affilato.
Preso dalla miriade di uscite, li ho poi - colpevolmente – trascurati, per lo meno sino ad ora quando tornano dalle mie parti con il loro nuovo album, il quarto in carriera, quel "Silent Revenge" che esce per la AFM Records e conferma quanto di buono avevano già fatto vedere, ed in grado di piacere a chi già apprezza gruppi come Vicious Rumors, Cage ma pure Primal Fear.
Ritroviamo, infatti, una formazione che con diverse novità nella line-up, nella quale comunque ritroviamo l'ottimo cantante Iuri Sanson, ha sviluppato un sound ancor più Heavy e articolato, in grado di spaziare dagli Annihilator sino agli Skid Row, che sa graffiare e poi a sorpresa giocare sul proprio aspetto più melodico, per poi tornare rapidamente a
far del male. Una capacità ben espressa, ad esempio, da "Deadly Vengeance", "Silence Will Make You Suffer" o "The Place that You Belong", ma che gli Hibria sanno poi mettere da parte, sia quando vogliono partire a razzo ("Walking to Death") sia quando optano per indossare il
guanto di velluto, come fanno su "Shall I Keep on Burning", brano che nella versione europea dell'album è proposto come bonus track anche in una versione acustica.
Ad ogni modo sono i pezzi potenti, in doppia cassa e dal guitarwork tagliente come "Silent Reveng" o "Walking to Death", a mostrare il meglio degli Hibria, e a ribadire come questo sia uno di quei dischi che, peraltro senza l'intrusione di alcun
filler, riescono a mettere l'ascoltatore con le spalle al muro.
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