Prog-metal “post-apocalittico”, sostenuto da un adeguato
concept (la sopravvivenza sulla Terra, già devastata dalla corruzione, dopo l’impatto distruttivo con un meteorite, tra disperazione, istinti autodistruttivi, alienazione e fiducia nella risurrezione del genere umano …) per i riminesi
Ashes Of Chaos, una
band che già al suo esordio può essere tranquillamente considerata un’importante
promessa del genere, grazie a fantasia, ispirazione e tecnica, tre elementi che di rado si completano e s’intersecano vicendevolmente come accade in questo “Eye”.
In un turbinoso intreccio tra Pain of Salvation, Opeth, Borknagar, Dream Theater e Anathema (ma a volte affiorano anche scorie di Pink Floyd, King Crimson, Rush e Muse … bel “casino”,
eh …) il disco conduce davvero in un convulso universo in continua mutazione, in cui si alternano senza soluzione di continuità potenti e multiformi strutture armoniche, ambientazioni oscure e inquiete, intimidatorie sfuriate
death/black ed estensioni sonore solenni e terse, a comporre un quadro emotivo piuttosto imprevedibile e suggestivo.
Pretendere, poi, che tale crogiolo di stimoli si mantenga “perfettamente” amalgamato e coerente lungo tutta la cospicua durata dell’opera, sarebbe forse leggermente
utopistico, soprattutto tenendo conto che siamo di fronte a dei debuttanti, e tuttavia non c’è dubbio che i romagnoli hanno le doti e la consapevolezza artistica necessarie ad “asciugare” certe contingenti ridondanze e a rendere ancor più fluido e concreto il percorso espressivo, magari canalizzando meglio il notevole potenziale creativo a loro disposizione.
Tentare un’analisi dettagliata del programma sarebbe impresa inutile, se non addirittura deleteria, ed ecco che mi limiterò a segnalare tre momenti del
Cd che ritengo particolarmente significativi, e per motivi abbastanza diversi, senza per questo sminuire il suo valore globale: “Mechanical rage”, per il suo conturbante ciclo di tragedia e catarsi; “Parallels” (
screams courtesy of Marcello Cavalli dei Deadly Carnage), per la capacità di tenere alta la tensione emotiva in praticamente ogni irrequieto secondo degli oltre seicento che lo compongono e “Atmosfear pt.2 – Circle of madness”, perché esibisce il lato maggiormente teatrale e istrionesco del gruppo, immergendo l’ascoltatore in un clima surreale e schizofrenico.
Da rilevare, infine, anche “Rinascita” (introdotta dalla voce di Claudia Saponi degli Absynth Aura), a cui gli Ashes Of Chaos affidano, attraverso l’uso della madrelingua, tutto il senso di Dantesca “luce e speranza” contenuto nella vicenda, ottenendo, oltre al plauso “preventivo” per una scelta “coraggiosa”, pure “consuntivi” artistici abbastanza lusinghieri.
Il prossimo album potrebbe veramente “fare la differenza” e rischiare
seriamente l’ingresso nell’
elite di settore.
Attendiamo con fiducia “l’evento” …
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