Anche Matti Alfonzetti ha deciso di dare una sterzata al proprio suono e di andare ad infoltire ulteriormente la fitta schiera di artisti e bands di estrazione melodic rock attratti dal richiamo delle più robuste e grezze attitudini new breed.
Non è detto che un cambio di direzione così deciso e repentino riesca in fretta e sempre. "Machine" non costituisce eccezione a tal pensiero.
Le nove tracce in scaletta (+ finale bonus live) mettono in risalto l'operato di un artista che forse ha già ben presente da che parte stare, ma che ha bisogno di focalizzare meglio l'obbiettivo prefissato e, se così, di liberarsi definitivamente delle passate inflessioni stilistiche che permangono ed ancora affiorano tra le attuali composizioni.
Non ha senso, insomma, decidere un determinato orientamento sonoro, ma restare ancorati a melodie e giri che per la maggiore non si discostano dall'hard rock melodico.
E' pur vero che brani come "My Machine", "Welcome To my Mind", "Live In Sin", "The Bitter End", così come altre, non sono cattive composizioni, ma avrebbero potuto offrire di più, se agevolate da una produzione sonora migliore, da arrangiamenti ed adattamenti più in linea con l'originale impostazione compositiva e da una vera batteria.
Ribadisco e ne sono convinto: mille volte meglio un album di belle composizioni e ben suonato, piuttosto che falliti, patetici tentativi in nome dell' "evoluzione" e cambiamento a tutti i costi. Che peccato...
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