Nuovo album per la band del Maryland, che negli ultimi anni ha finalmente ottenuto parte del successo meritato da tempo, perlomeno in patria. Ma chi si attendeva qualcosa di accomodante, resterà deluso. Questo è forse il disco più crudo e nervoso della discografia dei
Clutch, una raffica di brani in puro “rock fury” style dall’inizio alla fine. Unico intermezzo, il bellissimo e minimalista dark-blues “Gone cold”, con l’ispirato Fallon a menare le danze.
Riff incalzanti, groove muscolare, testi carichi di rabbiosa ironìa, gli ingredienti che da sempre caratterizzano lo stile del quartetto americano, tirato a lucido a cominciare dalla title-track, dove il barbuto cantante pare stralunato come non mai. Poi spiccano l’accellerata “Crucial velocity”, una caustica “D.C. Sound attack!” e la dura, sferzante “Unto the breach”.
Nella seconda parte, ancora la marziale “The face” ed il tiro saltellante ed orecchiabile in “Book, saddle, & go” e “Cyborg Bette”, dedicata ad un’amante cibernetica.
Tutto oliato alla perfezione e curato nei particolari, come nel precedente e fortunato “Strange cousins from the west”, soltanto con un taglio maggiormente heavy. Unico piccolo neo, il relativo spazio concesso ai solismi di Tim Sult, chitarrista quanto mai sobrio.
Se desiderate l’high energy rock di alto livello, con i Clutch andate sul sicuro.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?