Quando recensii il singolo apripista
Wachstum Űber Alles, mi permisi di chiedere ai
Saltatio Mortis un
modicum di qualità in più. Per carità, so bene che non stiamo parlando di una band di fuoriclasse, bensì di onesti mestieranti che hanno saputo elaborare uno stile divertente e costruire una discografia ricca e dignitosa; ciononostante, avevo colto nel brano una sgradevole trascuratezza compositiva, che mi auguravo venisse superata in occasione del full length.
Ora, dopo aver analizzato con puntiglio il loro nono album in studio, mi vedo costretto a rilevare che il mio appello è rimasto inascoltato.
Non saranno dei geni, ma altrettanto certamente gli otto tedeschi non sono scemi: questo disco, in effetti, sembra assemblato coi misurini del Piccolo Chimico, e miscela con sospetta precisione le varie anime musicali della band. 3-4 pezzi veloci e sbarazzini per far pogare la gente ai concerti, 3-4 mid tempo più pesanti per compiacere i metallari, 3-4 ballatone strappalacrime per addolcire il tutto… Ed ecco a voi
Das Schwarze Einmaleins!
Come ovvio una simile pianificazione, del tutto priva di spontaneità, produce effetti negativi sui singoli pezzi, che spesso mancano il loro unico obiettivo: quello di intrattenere l’ascoltatore.
Col sottoscritto vi sono senza dubbio riuscite l'opener
Frϋhrer Was Alles Besser, la frenetica
Der Kuss (a mio avviso la migliore) e le belle melodie di
Galgenballade. Pollice verso, invece, per
Krieg Kennt Keine Sieger, che vorrebbe suonare drammatica ma riesce solo a risultare tediosa, e per
Sandmann, lento insipido e zuccheroso al tempo stesso, senza dimenticare gli insulsi riff di
Satans Fall e
Nur Ein Traum.
Nel mezzo tanto mestiere, qualche buon momento ma pochissimi guizzi degni di nota.
Un veloce cenno alla tanto sbandierata componente folk dei
Saltatio Mortis: è sempre stato un difetto dei nostri l'appiccicare forzatamente l’etichetta a quelli che, in realtà, paiono semplicissimi brani rock/metal. A mio avviso, lanciare le cornamuse all’inseguimento delle chitarre, o piazzare qua e là fugaci melodie di flauto, non è sufficiente a mutare l’essenza di canzoni che nulla hanno a che spartire con quel mondo.
Ebbene, noto che lo scaltro espediente è stato utilizzato con inquietante frequenza, facendo sì che il livello di medievalità (termine di rara bruttezza) resti ai minimi storici, così come il grado di tanzitudine (di questo poi non ne parliamo).
D’altra parte, sembra che la strategia funzioni (l’album si è piazzato al primo posto nelle classifiche tedesche) e non scontenti nessuno… a parte quegli antipaticoni dei recensori di Metal.it. Altrove, in effetti, ho avuto modo di leggere commenti molto positivi, eppure rimango della mia idea:
Das Schwarze Einmaleins è un platter godibile, ma poco sincero e ancor meno longevo, adatto al più a un ascolto distratto e disimpegnato.
Se i
Saltatio Mortis vi son sempre piaciuti, credo comunque che continueranno a farlo; se invece li ritenete solo dei tamarri vestiti male e pettinati molto peggio, non sarà certo il loro ultimo parto a farvi ricredere.
Io, se mi è concesso, tenderei a rimanere a metà del guado, ben conscio che talvolta
in medio stat virtus. Sufficiente, e questo è quanto.
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