"Il secondo album è sempre il più difficile nella carriera di un artista". Così cantava Michele Salvemini alias Caparezza in un suo album di qualche anno fa. Ma del primo, ne vogliamo parlare? E' il disco con il quale il mondo della musica ti conosce, se lo sbagli difficilmente ti si da una seconda chance, checché se ne dica.

Beh, i Primal Attack ho idea che una seconda chance l'avranno, perchè con "Humans" hanno sicuramente centrato un buon disco d'esordio, in cui ottime soluzioni fanno il paio con errori più o meno gravi dati dalla giovinezza musicale.
Thrash/Groove metal all'ennesima potenza, con qualche sottile venatura death e un approccio decisamente moderno, quasi -core, così che in più di un'occasione mi hanno ricordato gli americani Hatebreed, in particolare per il cantato ruvido e (troppo) monocorde del vocalist Pica, a tratti molto simile a quello del buon Jamey Jasta.
Troppo monocorde dicevamo: il vero problema dei Primal Attack infatti, almeno per chi scrive, è proprio l'eccessiva linearità e piattezza delle linee vocali, prevedibili e prive di quel pathos necessario a elevare il pezzo, qualunque esso sia.
Da contraltare c'è invece da segnalare un'ottima prova dalla coppia d'asce Tiago Camara e Miguel Tereso, tecnicamente ineccepibili anche se gli assoli proposti sono talvolta troppo brevi e slegati dal corpo della canzone.
Disco d'esordio che ha un altro punto a favore nella non eccessiva durata, che data la proposta avrebbe finito senza dubbio con l'annoiare l'ascoltatore. 8 brani, molto simili tra loro ma senza nessun vero e proprio filler, con la palma di migliore giocata tra la tirata "Not Enough" e la conclusiva "Road to Nowhere".

Insomma "Humans" è un esordio più che discreto, che mette sicuramente i portoghesi Primal Attack sotto una buona luce. Vedremo se col secondo album riusciranno a confermare le prime buone impressioni o meno. D'altronde, si sa, il secondo album è sempre il più difficile..

Quoth the Raven, Nevermore..