Conoscendo i nomi dietro questo progetto (membri di
Primordial,
Einherjer,
Thyrfing,
Aura Noir,
Dimmu Borgir...) e la natura di cover band dei
Bathory con il quale il suddetto si è formato, mi sono fiondato a palla su questo "
Fire on the Mountain", opera prima dei
Twilight of the Gods, e mai monicker fu più esplicativo.
Tuttavia non ho trovato in questo album un plagio della musica di
Quorthon come si poteva presupporre, come ad esempio riscontrato nei grandi
Ereb Altor (delle vere ed ottime copie degli originali!) o in alcuni momenti della one man band
Crom, un po' per la musica proposta, molto più richiamante un classic epic metal anni '80 ed un po' per la particolare e potente voce di
Alan Averill dei
Primordial, che con la voce sgraziata, flebile ed evocativa di Quorthon, come dicono a Trento, non c'azzecca proprio nulla.
Non so dire se questo sia stato un bene o un male, da una parte avrei adorato un "nuovo" disco dei Bathory, stile viking come appunto "Twilight of the Gods" sebbene con zero originalità, ma dall'altra questo ossessivo epic metal un po' ipnotico, un po' manowariano (primissimi anni) ed un po' virginsteeliano, elegante, come ai tempi di "
Invictus", il tutto ovviamente con i vocalizzi virtuosi, aggressivi, rochi, altissimi e profondi di Averill a condire il tutto.
Sul resto della band manco mi pronuncio,
Lindgren,
Eriksen e
Barker sono una garanzia in questo senso (povero Glesnes, l'ho lasciato fuori senza motivo, il suo basso è uno dei protagonisti del disco) e devo ammettere che, dopo un primo ascolto molto interessato ma un po' interdetto, ho iniziato ad apprezzare in maniera esponenziale il tutto, specie quei brani come "
Children of Cain" che avevo ascoltato per primi una volta lanciati dalla Season of Mist su Youtube in promozione e che invece sulle prime mi avevano lasciato basito.
Stessa sorte per la title track, lì per lì troppo arida e semplice, ma che alla lunga ipnotizza e conquista: i margini di miglioramento sono ampi, ampissimi e spero proprio che i Twilight of the Gods possano offrirci un secondo album pazzesco, per adesso il voto non può essere alto più di tanto ma sappiate che sono certo che a fine anno ascolterò più questo lavoro, con tutte le sue storture ed imperfezioni (alcuni brani davvero ancora sottotono, tipo "
Preacher Man", anche fuori contesto in alcuni passaggi), che altri magari con voti più alti.
Non c'è niente da fare, questa musica ed il modo in cui questi cinque la suonano e la interpretano, con l'alone dei Bathory dietro, fa sì che "
Fire on the Mountain" sia senz'altro uno dei dischi hot del 2013, seppure senza una votazione esagerata.
Esaltatevi con ste bordate e che Quorthon ci sorrida dal Valhalla col suo ghigno beffardo!!!