Dopo Gorguts e Dehumanized, ecco che un altro nome di culto del panorama metal estremo torna dopo anni di silenzio a fare danni: a tredici anni dalla tragica scomparsa del cantante
Joe Ptacek, Jeremy Wagner e Shaun Glass riesumano finalmente la loro creatura, i
Broken Hope, e ci consegnano finalmente un nuovo album a titolo
"Omen Of Disease". Assoldato dietro al microfono Damian Leski, con il duro compito di raccogliere l'eredità del suo predecessore, la formazione originaria dell'Illinois mette insieme dodici nuovi brani che presentano tutti i tratti salienti del Broken Hope sound: fin dalle note dell'iniziale "Womb Of Horrors" (tra le migliori) emerge chiaramente il trademark del gruppo, fatto di accelerazioni brutali che spesso e volentieri cedono il passo a riff più monolitici e pregni di quel groove che ha reso i Broken Hope celebri e che ha influenzato miriadi di band a venire. Canzoni come la già citata "Womb Of Horrors", la titletrack, "Ghastly", "Blood Gullet" o "The Flesh Mechanic" non avranno forse l'intensità di lavori come "Swamped In Gore" o "The Bowels Of Repugnance", ma dicono a chiare lettere che i Broken Hope non hanno dimenticato come si produce del death metal dannatamente efficace nonostante i tanti anni di inattività. I grugniti di Leski sono animaleschi e profondi e svolgono appieno la loro funzione, pur non raggiungendo i vertici del vocalismo targato Ptacek, ed il nuovo singer fornisce quindi una prova compatta e convincente. A sugellare il tutto una produzione potente e cristallina, ma tutt'altro che artificiosa, ed una copertina morbosa al punto giusto nonchè fottutamente old school.
Il ritorno dei mitici Broken Hope è quindi di buona qualità e non lascerà delusi coloro i quali attendevano da tempo il comeback della band di Jeremy Wagner. Certo, senza Joe Ptacek forse non sarà esattamente la stessa cosa, ma questa band mostra una carica ed un entusiasmo davvero confortanti per il futuro. Bentornati!!
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