Markus Siegenhort aveva già dato ampia dimostrazione, con la sua band madre
Lantlôs, delle incredibili capacità di musicista. Un musicista assolutamente dedito alla musica oscura, crepuscolare, con un gusto sopraffino per le melodie.
Markus mette, ancora una volta, a frutto il suo talento in questo nuovo progetto denominato
LowCityRain, il cui omonimo debut rappresenta un sincero tributo agli anni ’80.
Parlo di tributo ma nessuno è autorizzato a pensare che le otto composizioni di questo disco siano solo uno sterile citazionismo di quegli anni favolosi.
Il gusto, la classe, l’eleganza e il genio compositivo di
Markus ci regalano 36 minuti di nostalgia canaglia, di brividi, di pelle d’oca, di amarcord.
New Wave, electropop, synthpop, krautrock, glam, tra
Cure,
Killing Joke,
Joy Division,
Depeche Mode,
David Bowie, e potrei continuare all’infinito. Atmosfere rarefatte, sognanti, crepuscolari.
Arpeggi di chitarra malinconici disegnano uno spleen senza fine, e la voce di
Markus è bassa ma fredda, racconta dell’alba vista dal porto di Amburgo, rabbrividendo al fresco della brezza mattutina, delle serate passate a bere e bighellonare nei vari club di una qualsiasi città del centro/nord Europa, delle notti senza fine in nuvole di fumo, in trip lisergici o in schizzi d’oppio, del grigio dei muri che si colorano dell’arte di graffitari, degli squat di Berlino pieni di punksters, di un muro che segna ancora il confine tra due mondi. Queste, e tantissime altre, sono le immagini che evoca la musica di “
LowCityRain”, un disco che celebra al massimo al potenza visionaria della musica, la sua capacità di far viaggiare la mente e di riportarla indietro nel tempo.
Sarebbe inutile citare un pezzo piuttosto che un altro. Questo disco va ascoltato per intero, tutto d’un fiato. Assolutamente stupendo.
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