Nonostante i nomi dei componenti siano chiaramente di origine ellenica, i System Shock provengono dalla Svezia, precisamente da Norrköping.
Se non i cognomi, di svedese i System Shock hanno sicuramente ripreso il proprio stile musicale, un Death Metal Melodico di stampo... beh, svedese. A completare la panoramica geografica, possiamo ancora dire che hanno realizzato il loro esordio "Arctic Inside", per l'etichetta olandese Karmageddon Media e che hanno inciso la maggior parte di quest'album in Finlandia ai Tico Tico Studios, dove sono stati registrati ottimi album dello stesso genere, tra i tanti di bands quali Sentenced, Impaled Nazarene o degli ormai dispersi Cryhavoc.
Se per quest'album non si può certo parlare di originalità, è corretto tuttavia sottolineare l'efficacia dei System Shock, che dai già citati Sentenced, hanno ad esempio ripreso un guitarwork che richiama apertamente l'Heavy Metal classico. Anche la voce di Dimitris Loakimogloul ricorda non poco quella di Taneli Jarva, rimpianto (almeno dal sottoscritto...) primo cantante dei Sentenced, ed in parte quelle di Tomi Koivusaari che non solo è il chitarrista, ma è stato anche dietro al microfono degli Amorphis. Già che li abbiamo citati, dagli autori di "Tales Of The Thousand Lakes", i System Shock sembrano aver ripreso un approccio alle tastiere piuttosto enfatico (il piano su "Devilwish" o gli effetti su "Safe Inside"), talvolta ingenuo ma efficace, che gli Amorphis avevano manifestato a suo tempo.
Sorge invece qualche dubbio sulla validità di quelle linee vocali melodiche piazzate nella parte iniziale della contorta "Arctic Circle", canzone che sembra proprio patire più delle altre, di qualche comprensibile sbavatura (ricordiamoci che siamo di fronte ad un debutto) in fase compositiva e negli arrangiamenti. Non so se è un caso oppure no, ma le cose migliori gli riescono all'inizio del disco, con l'accoppiata "Devilwish" e "Orbital", e con la convincente "Safe Inside"
Volgendo poi lo sguardo ai connazionali dei System Shock, non si fa nemmeno troppa fatica a trovare agganci con bands come Dark Tranquillity ed In Flames ("Safe Inside" e "Arctic Circle"), ma questo è lo scotto che pagano qui gruppi che si avvicinano al genere con qualche anno di ritardo. Certo meglio tardi che mai, sopratutto se lo fanno discretamente come riesce a Lukas Bergis e soci.
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