Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2013
Durata:62 min.
Etichetta:Black Widow Records

Tracklist

  1. FREEDOM RIDE
  2. BABILONYA
  3. BACK TO BLUE
  4. BLACKBIRD
  5. DICK ALLEN’S BLUES
  6. ELECTRIC SUNSHINE
  7. BURN INTO THE SKY
  8. VAMPIRES QUEEN
  9. BAD DREAMS
  10. CHILDHOOD’S END

Line up

  • Mambo: vocals, bass, rhythm guitar
  • Gito: lead guitar, vocals
  • Anna: vocals, organ, piano
  • Dallas: drums

Voto medio utenti

Quartetto italiano nato nel 2007, i Desert Wizards sono la risposta nostrana alle retrò rockblues band straniere che vanno per la maggiore, dai Sun Dial ai Pig Iron ai Graveyard, tanto per citarne qualcuna. Maturi “ragazzi” che pubblicano il loro secondo full-lenght per la sempre qualitativa Black Widow.
Qui siamo in pieno revival anni ’70, tra hard rock e psycho-blues, ma l’album è di una freschezza sorprendente ed i brani funzionano alla grande. Trascinante l’opener “Freedom ride”, con il ritornello cantato a due voci da Mambo e Anna, mentre “Babilonya” e “Back to blue” sono più trippy ed avvolgenti, con la seconda che vive di suoni ed atmosfera quasi leggiadri.
Momenti elettrici grintosi ed aperture sognanti si susseguono per l’intero album, con qualche reminiscenza progressiva ed ampie fughe chitarristiche accompagnate dall’organo vintage della tastierista.
Gli episodi sono lunghi, affascinanti, ricchi di groove e acidità, una gioia per chi ama il rock evergreen. Segnalo ancora il roccioso e chitarristico “Dick Allen’s blues”, che mi ha ricordato i connazionali Wicked Minds, la tirata “Burn into the sky” e la impegnativa cover dei Pink Floyd “Childhood’s end”, ma l’album è davvero tutto da gustare ed esplorare a fondo.
Questo è per molti il vero problema di oggi: un approccio troppo frettoloso e caotico, con i dischi che vengono ascoltati senza la dovuta attenzione per poterne accumulare il più possibile. So che discorsi del genere vengono scartati come “vecchiume” da nostalgici, ma rimane il fatto che il rock non è e non sarà mai una musica usa-e-getta come certi lo interpretano.
Concedete il tempo necessario a questo “Ravens” e scoprirete un gruppo che non ha nulla di datato ed offre “good vibration” in abbondanza. Bravi.

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