Vengono dalla fredda Norvegia e precisamente dalla stessa città dei
Darkthrone, Kolbotn, e quindi suonano un classico... death metal! Inaspettatamente questi
Obliteration, pur provenendo dalla patria del black si prodigano in un classicissimo e marcio death che, come andiamo ora a vedere, non è privo di spunti interessanti, anzi, si gode proprio da matti. Dopotutto sono stati "scoperti" da
Nocturno Culto e
Fenriz, mica due ciarlatani.
Black Death Horizon è il terzo lavoro per questo marcio quartetto che torna ad elargire abbondanti porzioni di purulenta malevolenza necro-musicale dopo 4 anni di silenzio. Nel frattempo le frattaglie sonore hanno continuato ad imputridirsi e, una volta raggiunto il grado di decomposizione desiderato, sono state messe sotto forma di canzoni in questo cd che segue l'altrettanto degenerato
Nekropsalms.
Il disco parte in modo lento e molto doomeggiante, in
Candlemass style, ma con una voce davvero malata che porta alla mente i latrati di
Tardy e quelli di un giovane
Schuldiner. Tanto
At The Gates sound (quelli di
The red in the sky is ours e
With fear i kiss the burning darkness) viene poi a galla, soprattutto nel momento in cui la canzone accelera. Il lavoro procede poi con un pezzo di veloce death primordiale che sa diventare più lento, in alcuni casi atmosferico e apocalittico con tanto di canti doom style, per poi ripartire come una cannonata nella sua ignoranza distruttiva.
Questo è puro death e non mi interessa l'originalità, il fatto che la produzione sia grezza, che non ci sia troppa tecnica o altre menate, lo spirito con cui è stato composto questo lavoro, l'attitudine, sono quelli giusti. Le canzoni si susseguono ed è un'estasi dei sensi con continui richiami agli
Autopsy, ai
Death di
Leprosy, ai mitici
Old Funeral (il più famoso gruppo death norvegese), agli
Obituary e unpochino di
Unleashed.
7 rasoiate dall'andamento lento e sinistro che improvvisamente scattano a velocità elevate, non roba da
Cryptopsy,
Nile o
Krisiun, ma comunque belle mazzolate che ti fanno scapicollare alla grande. Questo sali/scendi di velocità e atmosfere rende il platter bello vario e scansa del tutto l'effetto "monotonia" che affligge molti dischi del genere.
Roba per die-hard fans della vecchia guardia insomma, chi cerca assoli veloci e tecnici, batteria con trigger, riff intricati, beh, si rivolga altrove che qui non c'è trippa per gatti.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?