Ho sempre nutrito “sentimenti” contrastanti per il “personaggio”
Ted Nugent, un misto di smodato istrionismo, selvatica schiettezza e buffonesco reazionarismo (dai duelli chitarristici con Frank Marino, Mike Pinera e Wayne Kramer, fino alle farneticazioni mediatiche, passando per la lotta agli stupefacenti, il sostegno alla liberalizzazione delle armi e per una spiccata passione per la caccia “primitiva” che tanti grattacapi gli ha creato con le varie organizzazioni naturalistiche …), mentre sul suo ruolo nella storia dell’
hard-rock non è possibile avere troppi dubbi, soprattutto analizzando gli sfavillanti esordi della sua carriera (ma, per la cronaca, personalmente ho adorato anche i Damn Yankees …), con una manciata di dischi che non dovrebbero
proprio mancare nelle collezioni di ogni
rockofilo che possa chiamarsi tale.
Il nuovo monumentale
live album “Ultralive ballisticrock”, registrato nell’estate del 2011 in Pennsylvania, è l’ennesimo uragano di energia
rock n’ roll, e poco importa se non è precisamente una “novità” nella ricca discografia del nostro e se per essere investiti dai suoi benefici effetti dobbiamo ancora una volta accettare di sorbirci qualche inframmezzante sproloquio, tutto sommato, oltre che
caratteristico, così “sopra le righe” da apparire anche simpatico e ricreativo.
Ascoltare e vedere (grazie a
DVD o
Blu-ray) il leggendario
Motor City Mad Man dominare e aizzare il pubblico, sfoggiando uno dopo l’altro i molti classici del suo repertorio con il trasporto e la forza espressiva di un ragazzino (e stiamo parlando di un
signore classe ’48,
eh …), rappresenta ineluttabilmente un autentico balsamo per l’anima di chi ama questa musica, aggiungendo nuove testimonianze a sostegno della sua assoluta efficacia nell’ambito dei rimedi
anti-aging.
Supportato e assecondato da una
band di tutto rispetto (il fedelissimo Derek St. Holmes, Greg Smith e il poderoso
drummer dei Dokken Mick Brown), Ted
sembra ancora quel
selvaggio che nei
mid-seventies saturava l’atmosfera con la sua chitarra al fulmicotone e la sua voce indomita e arrogante, in grado di catalizzare l’attenzione con un carisma da
natural born entertainer e con sfolgoranti perle scabre del calibro di “Free for all”, “Stormtroopin”, “Just what the doctor ordered”, “Wang dang sweet poontang”, “Turn it up”, “Dog eat dog”, “Motorcity madhouse”, “Cat scratch fever”, “Stranglehold” (che
riff,
guys e che pezzo devastante …) e “Great white buffalo” (senza dimenticare, trasferendosi fino agli anni novanta, l’ottima "Fred Bear”), in un crogiolo ribollente di elettricità, istinto melodico e tonnellate di attitudine.
Poco altro da aggiungere … si tratta, come di consueto nella parabola artistica e umana di questo incontenibile fenomeno
yankee, di una tipica questione di “prendere o lasciare” … io “prendo”, e, dopo “Ultralive ballisticrock”, pure con un rinnovato entusiasmo … e voi, da che parte state?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?