"Personalmente mi aspettavo di trovarmi di fronte un album brutto, da stroncare senza mezze misure: mi sono dovuto ricredere, finendo con l’apprezzare decisamente “In Waves”, mettendolo a livello del già citato “The Crusade”, un paio di gradini sotto “Shogun”, mentre “Ascendancy” rimane nel suo Eden di irraggiungibilità, non solo per i Trivium ma per tutte le band che si cimentano nel metalcore. Cari Trivium, non è che vorrete provare a smentirmi col prossimo disco?"Finiva così un paio di anni fa la mia recensione di "In Waves", penultimo album della discografia ormai decennale della band di Orlando. La speranza di avere un disco che si avvicinasse soltanto al bellissimo "Ascendancy" era vivida e innegabile..com'è andata?
Benissimo, ma non così tanto.
"
Vengeance Falls", sesto studio album dei
Trivium, è un album davvero solido e roccioso, che prende un po' le distanze dai difetti dell'ultimo "In Waves" e si avvicina come sonorità al tanto criticato "The Crusade", complice anche la produzione di
David Draiman dei Disturbed, definito da Matt Heafy "
il miglior produttore con cui abbiamo mai lavorato", il quale ha addirittura aiutato il buon Matt ad alzare di qualche nota il suo range vocale.
Premesso questo, in cosa "Vengeance Falls" è diverso da "In Waves" e simile a "The Crusade"? Beh soprattutto perchè anche quest'ultimo album è poco ascrivibile al metalcore quanto all'heavy di stampo classico e al thrash, pur mantenendo un anima dannatamente moderna. Il growl e lo scream che erano ritornati così prepotentemente sul penultimo disco sono qui meno presenti, a favore di un cantato più pulito e più focalizzato. Sarà l'aiuto del sopracitato Draiman, ma la voce di Heafy mi sembra davvero migliorata, più colorata e armonizzata, sempre più un tutt'uno con il lato musicale della band.
E musicalmente i Trivium sono in crescita continua, amalgamando con sempre maggior perizia sonorità classiche e moderne, verso una perfezione personale a cui manca davvero poco per essere raggiunta. I paragoni coi Metallica verranno fatti da qui all'eternità, ma è innegabile che i Trivium abbiano ormai sviluppato un'identità propria, che caratterizza il loro sound all'interno del panorama metal mondiale. Possono piacere o meno, ma sono originali e coerenti, cosa non da poco.
Analizzare i brani è compito quanto mai arduo, dato che tutti e 62 i minuti che compongono il disco sono davvero, davvero validi, senza una minima caduta di stile e senza la sensazione di ascotlare filler di alcun genere. Immediatezza e semplicità, ma non banalità, come riscontrabile ad esempio nella bellissima title-track "
Vengeance Falls", con quel ritornello magnetico e melodico. Tutte le canzoni sono suonate con perizia e precisione esecutiva, tutto è esattamente dove dovrebbe essere e la sensazione di una maturità ampiamente raggiunta è davvero tangibile.
Altro pregio dei
Trivium è la cultura, che gli permette di scrivere testi anche qui mai banali, spesso ispirati dalla Storia e dalla Letteratura. Sembrerà una stronzata, ma l'uso di un vocabolario ricco e non delle solite quattro parole aiuta a costruire linee vocali più pulite e godibili, fattore che senza dubbio aumenta la qualità di un brano.
Ultimo aspetto positivo dell'album è senza dubbio la splendida copertina futuristica realizzata da Brent Elliott White, che fa il paio con quella già bellissima di "In Waves".
Che dire, è innegabile che "
Vengeance Falls" mi sia piaciuto parecchio ma, come detto in apertura, non così tanto da andare anche solo lontanamente a intaccare quel capolavoro di "Ascendancy". Parliamo però di un album dannatamente solido e fresco, che prosegue una carriera ormai consolidata e ricca di soddisfazioni. Non più ragazzini ma uomini, cresciuti e maturati sotto ogni punto di vista. In attesa della prossima evoluzione..
Quoth the Raven, Nevermore..