Gioco d’anticipo: prima che lo facciate voi, mi do del cretino da solo.
La mia malsana missione consistente nel collezionare qualsiasi scorribanda discografica di membri degli
Iron Maiden al di fuori della band madre, nel corso degli anni, ha condotto ad acquisti che definire improvvidi sarebbe eufemistico. Soffermandosi sulla categoria “tribute album che lasciano il tempo che trovano”, quel malandrino di
Paul Di’Anno mi ha giocato svariati scherzi da prete: così a memoria, ricordo di sue partecipazioni in tributi a
Ufo,
Led Zeppelin,
Nazareth,
Van Halen,
ZZ Top e
Thin Lizzy. Gruppi strepitosi, ci mancherebbe, ma mai abbastanza da giustificare i miei ingenti esborsi…
Forse, la raccolta che mi accingo a recensire è la più bislacca in assoluto, decidendo di omaggiare un’icona del pop come
Michael Jackson, artista che non mi fa impazzire ma che nemmeno disdegno: volendo per un istante smettere i panni del metallaro duro e puro, trovo che alcune sue canzoni siano davvero buone.
Deve averla pensata così anche la
Deadline Music, che ha assoldato uno stuolo di musicisti metal dal discreto pedigree e confezionato un prodotto meno terrificante di quanto avrei creduto. Al tempo stesso, i dischi belli sono altri…
Inizio la disamina dei brani proprio da
Di’Anno, che può qui usufruire dei servigi di un ottimo chitarrista come
Craig Goldy (
Dio). La loro versione di
Bad, purtroppo, non è irresistibile, nonostante le linee vocali del pezzo siano perfette per il singer di Chingford. Se devo essere onesto, trovo preferibile la versione originale.
Dopo aver preso atto di aver sperperato per l’ennesima volta i miei pochi denari, posso continuare l’ascolto con più rilassatezza: così, riesco a fruire di alcune reinterpretazioni interessanti.
Sentire il vocione di
Chuck Billy (
Testament) intonare
Thriller, ad esempio, è quantomeno un’esperienza, mentre ho trovato azzeccate la rocciosa versione di
Black or White (
Lajon Witherspoon dei Sevendust alla voce con
Bruce Kulick e
Tony Franklin al suo fianco), e la performance del wrestler
Chris Jericho (
Fozzy) nella bella
Dirty Diana.
Piuttosto spompate, invece, la
Man in the Mirror (gran canzone, a mio avviso) di
Danny Worsnop degli
Asking Alexandria e di
Billy Sheenan, così come
Shake Your Body (Down to the Ground), banalizzata da
Elias Soriano (
Nonpoint).
Semplicemente brutte, da ultimo,
Beat It, modernizzata in modo irritante e pretestuoso da
Pryia Panda delle
Diemonds (chi?) e
Bumblefoot dei
Guns N’Roses, e
They Don’t Care About Us, uccisa dagli
Icarus Witch.
Chiude la notissima cover di
Smooth Criminal degli
Alien Ant Farm, che ho odiato ai tempi ma che qui in mezzo fa la sua porca figura.
Volendo fornire un giudizio complessivo, mi vedo costretto ad affibbiare una valutazione insufficiente. Prodotti improvvisati come questo servono giusto a spillare qualche soldo ai fan dei singoli musicisti coinvolti (e io ci casco ogni volta, mannaggia a me!), non hanno particolare senso in un mercato come quello odierno e sono destinati a passare senza lasciare traccia alcuna.
Tutto ciò senza contare che l’unico, vero tributo a
Michael Jackson rimane l’accorato, commovente ringraziamento di
Laura Scimone. Fossi negli
Iron Maiden, lo utilizzerei come intro dei concerti al posto del discorso con cui Churchill dichiarò guerra alla Germania nazista. Culto assoluto…
http://www.youtube.com/watch?v=S8yesK0cs-Q