La cosa più eccitante da dire su questa formazione è che in partenza doveva chiamarsi soltanto Jackson, ma le fu impedito dalle minacce di azioni legali da parte di una famosa pop-star Americana di carnagione incerta ed assai amica dei bambini.
Modificato leggermente il nome, si è potuto procedere regolarmente fino alla pubblicazione di quest’album d’esordio, che il buon Michael non aveva davvero bisogno di temere.
Il gruppo è un progetto personale di Chris Shiflett, attuale chitarrista dei Foo Fighters ma anche ex di parecchie formazioni come No Use for a Name o i bizzarri Me First and the Gimme Gimme, il quale ha certamente pensato che nel mondo attuale straziato dalla sofferenza e da immani tragedie, c’era senz’altro nella gente l’esigenza di ascoltare musica spensierata e gioiosa così da rinfrancare lo spirito.
Quindi ha preso come base la solarità dei Beach Boys, aggiunto una bella dose di leggera melodia pop-radiofonica, un pizzico di ruffianissimi coretti modern-punk mirando agli adolescenti generazione McDonald’s, senza dimenticare qualche ballata pseudo-intimista per ammiccare al pubblico più maturo, ed ha sfornato un dischetto così mieloso e scipito da far sembrare i Foo Fighters una band di black metal.
Non sto neanche a perdere tempo cercando di individuare i brani meno insulsi e sciaguratamente commerciali (..forse un paio..) perché questo lavoro può forse trovare uno sparuto manipolo di acquirenti soltanto tra le frange più superficiali di un audience prettamente Americana, visto che noi in Europa vantiamo articoli di gusto assai migliore nel settore della pur banalissima musica da classifica pop.
Un disco del quale parliamo ora perché è in uscita, per poi dimenticarlo un solo istante dopo.