Con un titolo adatto ad interpretare una condivisibile filosofia con cui affrontare le traversie dell’esistenza umana, il primo disco degli irlandesi
Big Guns (ricordavo un gruppo di
sleazers veneti con lo stesso nome …) li presenta alla comunità
rockofila internazionale come un valoroso esempio di
hard-rock “classico”, alimentato dalla storia del genere, con una particolare predilezione per l’inesauribile carburante copiosamente elargito da “mostri sacri” del calibro di AC/DC, UFO, Thin Lizzy e ZZ Top.
Nulla di “nuovo”, dunque, ma nei quattro britannici c’è qualcosa che me li fa preferire a tanti loro “compari d’ispirazione”, alcuni dei quali anche molto apprezzati e popolari (ogni riferimento agli Airbourne è puramente …
voluto!).
Innanzi tutto un approccio “ruspante” e viscerale alla materia, un’integrità artistica che sa di vocazione autentica e non di “posa” e poi, ovviamente non meno importante, una capacità innata nella costruzione melodica, sempre focalizzata con disinvoltura e semplicità, anche in territori così frequentati e ortodossi.
Trenta minuti di buona musica, insomma, potente, energica e coinvolgente, priva di picchi eclatanti eppure caratterizzata da una media nella qualità compositiva abbastanza elevata.
In tale contesto, ai
fans degli australo-scozzesi più famosi del
rock n’ roll dico di non trascurare l’incisività di “Red eyed & rolling” e del
boogie anthem "Kiss & tell” (una sorta di “Shoot to thrill” in salsa
irish), agli estimatori di certe irresistibili ruvidezze tipicamente britanniche (un po’ alla maniera di certi “oggetti volanti” , a dispetto del
monicker, molto ben “identificati” …) consiglio di non mancare il contatto con “The devil's highway”, "A song for a friend” e “Fall from grace”, mentre a chi cercasse materiale ancora più
groovy e cromato suggerisco l’ascolto di “Remember me”, quasi sicuro che, nel caso le mie sollecitazioni vengano accolte, non resteranno delusi.
All’appello mancano ancora un gradevole strumentale "Forever & always”, non particolarmente determinante nell’economia globale del prodotto e una bella
cover di “Rockin' in the free world” (di Neil Young, per i “venusiani” impegnati nella lettura …), che, pur senza aggiungere indicazioni supplementari, se non altro conferma la sensibilità, la misura e l’attitudine di una formazione piuttosto capace e genuina.
E poi, diciamoci la verità … quando una
band, nelle foto promozionali, si fa ritrarre con magliette
griffate Pink Floyd, Harley Davidson e, soprattutto, Mama’s Boys, per quanto mi riguarda uno dei gruppi più sottovalutati del settore, come poteva non avere la mia benevolenza?
P.S. Ah,
beh, poi c’è anche il corsetto della batterista … ma quella è un’altra faccenda …
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?