Il saggista inglese
William Hazlitt scrisse che “
le prime impressioni sono spesso le più vere”, e tutto sommato posso dirmi d’accordo con lui. Ma la parola chiave, nel caso che ci occupa, è “
spesso”: di quando in quando, capita che le prime impressioni si rivelino del tutto inaccurate.
Porto l’esempio degli
EtHERSENS, band di Tolosa che, in tutta onestà, non conoscevo affatto. Al primo ascolto del loro ultimo full length, titolato
Your Wandering Ghost, mi ero fatto un’idea poco lusinghiera sul loro conto: alle mie orecchie, l’eleganza degli arrangiamenti e l’innegabile perizia strumentale venivano adombrate da una miscela sonora algida, lamentosa, priva di nerbo e sostanza come il fantasma errante evocato nel titolo.
In parole povere, ero convinto di essermi imbattuto nella classica formazione francese spocchiosetta e fintamente tormentata (senza voler offendere nessuno: si fa per scherzare!), con una considerazione troppo alta di sè e della propria arte.
Grave errore! Concedendo al disco il tempo necessario ho saputo cogliere sfumature emotive capaci di rendere credibili (come dicono a X Factor) le composizioni, e di donar loro un delizioso retrogusto amarognolo.
È proprio l’amarezza la sensazione che s’impossesserà di voi allorquando vi soffermerete sui testi: abbiamo a che fare con un concept, che narra di una relazione terminata tragicamente. Da quanto so, si tratta di esperienze realmente vissute dal nuovo cantante
Laurent Mora (in effetti autore di una prestazione sofferta ed intensa).
E se i testi non inducono all'allegria, non sarà certo la musica a tirarvi su di morale: il suo mood plumbeo, autunnale, mescola con sapienza il prog tormentato dei
Pain of Salvation (ben udibile in
This Is Where You And I Part Ways), l’uggiosa disillusione degli ultimi
Katatonia (
To Live Is To Forget) e si fregia dell’inspiegabile capacità di risultare inquieto e serafico al tempo stesso (qualità presumibilmente carpita dai
Tool: si ascolti l’opener
Two For One Mind per conferme).
Partendo da tali basi, i nostri dipanano trame giocate su ritmi blandi e atmosfere meditabonde, che tuttavia sfociano spesso in improvvisi strappi strumentali (la nervosa
Reflect), inseriti con perfetto tempismo e assolutamente fondamentali nel tenere alta l’attenzione dell’ascoltatore (come in
Mourning Light), anche alla luce della ragguardevole durata media delle composizioni.
Non soffermatevi, ad ogni modo, sulle singole canzoni:
Your Wandering Ghost deve essere ascoltato tutto d’un fiato... e più volte: come detto, non si concederà facilmente.
Consiglio quest’album ai meno impazienti di voi: se non pretendete risultati subito e vi piace sperimentare, immergetevi senza indugi nelle atmosfere crepuscolari degli
EtHERSENS. Scoprirete una band difficile, non per tutti, ma di grande talento.