Recensione recuperata in extremis per questa band tanto valida quanto scarsamente promossa dall'etichetta. Il CD si può infatti acquistare solo su internet, non è purtroppo distribuito in Italia, se però ve lo procurerete ne godrete come ricci.
Attenti bene perché qui c'è l'heavy metal! A dispetto di un moniker orrendo, i
Fireband Super Rock propongono infatti una musica senza tempo composta dai classici elementi del genere, senza cadere nella scopiazzatura di nessuno. Partiture doom, accelerazioni power, canzoni strutturate, cadenzate, potenti e assolutamente non pacchiane, caratterizzate anche dalla stupenda voce di
Laura Donnelly. Ora, io non posso soffrire il cantato del gentil sesso (a parte sporadiche eccezioni) ma qui gente, qui la voce è qualcosa di spettacolare, abbiamo a che fare con un
Ronnie James Dio al femminile, un
John Bush in gonnella e non è assolutamente l'unica nota positiva del lavoro. Spettacolari sono i riff proposti con intelligenza e sapiente songwriting da
Jamie Gilchrist, una batteria ricca di groove che aumenta i giri all'improvviso, un basso cupo (un po' impastato per la verità) che fa il suo sporco lavoro.
Già era notevole il debutto autotitolato uscito nel 2011 di cui si occupò il nostro bravo e competente
Marco Aimasso, ma qui siamo un gradino sopra e andiamo ora ad analizzare nello specifico il disco.
I quattro scozzesi partono con calma con l'evocativa e doomeggiante
Silent Hill, pregna di
Trouble e
Black Sabbath, ma è con
Beyond The Final Gate ed il suo power/thrash che arriva il primo highlight e qui dovrete legarvi per non saltare sulla sedia. I 6 minuti e 30 della strutturata
Lost at Sea sono un vero godimento e introducono l'US-power di
Re-Animator che, come da titolo, risveglia pure i morti. Si prosegue alla grande con
Shadow of the Witch dove
Argus ed
Angel Witch si fondono in un ottimo brano, prima di alzare il gas e tornare a viaggiare comodi sul bel doom da 7 minuti e 20 di Addict.
L'ideale seconda parte del disco comincia con la veloce, strumentale e thrashy
Bfof che viaggia come un treno prima di rallentare bruscamente in vista della successiva
Discordia che concede grande spazio alle doti canore di
Laura. Concludono
Descent Into Madness, breve e cazzuta, e la lunga
When Worlds Collide, vero gioiello che racchiude in se tutte le caratteristiche della band.
Evito finché posso il track by track poiché so bene può diventare noioso ma, non essendoci molte recensioni in giro di
Born For The Gallows voglio che capiate al massimo (per quanto posso) le potenzialità di questo bel disco.
Come note negative citerei la produzione e il booklet del CD. I suoni sono infatti migliorabili, soprattutto per quanto riguarda la chiarezza di certi passaggi, in generale è comunque più che degno e so anch'io che il budget incide non poco sul risultato. Invece il libretto è parecchio scarno, un foglio piegato su se stesso, senza foto o particolari note.
Tirando le somme vi consiglio caldamente questo disco, andatevelo ad ascoltare gratis e legalmente su
Spotify poi, nel caso, valutate l'acquisto.
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