La mia lunga militanza nel mondo metallico mi ha insegnato che quando si cambiano tre etichette per tre album non è un buon segnale, difficilmente una label si lascia sfuggire un gruppo dalle uova d’oro soprattutto oggigiorno… diciamo che ancora una volta il mio intuito non mi ha tradito…
“Ultimatum Necrophilia” dei norvegesi
Svarttjern infatti non è un album epocale e non è neanche una schifezza storica, semplicemente è un album che passerà tranquillamente inosservato e che “calcolerete” solo quando lo ritroverete sul qualche sito internet in offerta a pochissimi euro (non più di 2/3 direi…) sarà allora che ne valuterete l’utilità perché fino ad allora potrete tranquillamente fare a meno di quest’ennesima riproposizione di stilemi e cliches che abbiamo imparato a memoria e che vengono riproposti senza molta convinzione né grinta. Black metal norvegese di seconda generazione, ben suonato, ben registrato, freddo quel che basta e allo stesso tempo innocuo a tal punto che andrebbe bene anche per i novizi del genere. Undici brani che si somigliano tutti moltissimo, mai una nota fuoriposto, mai un sussulto e 43 minuti che filano via lisci lisci senza alcun intralcio, ma anche senza lasciare alcuna emozione. Male molto male, quando un album non suscita niente vuol dire che è veramente inutile, meglio ispirare frasi irriguardose (Six Feet Under ?) o risate fragorose (magari Debauchery) piuttosto che un semplice sbadiglio o al massimo un “uhm è già finito?” . Trovare un brano più “meritevole” degli altri sarebbe un’ingiustizia al piattume generale, che è standardizzato anche a livello di durata, infatti 9 degli 11 brani sono tra i 3’29’’ e i 4’18 , con due pazze eccezioni a 3’07’’ e 4’59’’ ciononostante mi “sforzo” di segnalare la brutalissima
“From Caves To Dust” estemporaneo esempio di cosa potrebbe essere questo gruppo se non fosse così “ingessato” e precisino nel seguire scolasticamente tutti i dettami del genere. C’è poc’altro da aggiungere se non che il gruppo era leggermente più interessante agli esordi quando suonava un po’ più grezzo e la produzione meno leccata e bombastica aiutava ad aumentare la dose di (finta) cattiveria. Per il resto gruppi e album come questi sono la morte del genere, per fortuna che nell’underground ci sono diverse bands che hanno molto da dire e che speriamo trovino la giusta attenzione che meritano, Svarttjern possono anche finire qui, tanto non ce ne accorgeremmo di certo…
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