E fu così che, inaspettatamente, giunse in redazione questo disco di Brian Maillard: una bomba di hard/heavy/prog strumentale che lascia davvero poco spazio a critiche e difetti.
Il chitarrista svizzero, già autore di pregevoli album solisti e in compagnia dei Dominici, stavolta esagera e regala un disco veramente pregevole in cui l’assenza della voce non peserà nemmeno ai meno avvezzi ai lavori strumentali.
L’album è tutto uno splendido viaggio sonoro, in cui Maillard riesce seriamente a far parlare la propria chitarra, dando voce e colore alle sei corde in una maniera che solo chi ha talento vero riesce a fare. La sezione ritmica è pulita, perfetta, solida. I generi si mischiano senza paura: rock, metal, funk, in una commistione che potremmo definire progressive nel senso più puro del termine.
A livello chitarristico, beh…a me in diversi passaggi ha ricordato Satriani per la freschezza e la solarità degli arrangiamenti, in altri Timmons in quanto a pathos e groove. Tuttavia, Maillard è in grado di mostrare sempre un approccio personale allo strumento, senza copiare da nessuno e ricavandosi il proprio spazio.
Un album che dimostra chiaramente quanto questo ragazzo possa aspirare ad affiancare i mostri sacri del genere in quanto a capacità tecniche, songwriting ed efficacia. Andate a sentirvelo, non credo possiate rimanere delusi!
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