20 anni di carriera non son mica pochi, quale modo migliore di festeggiarli se non con un bel live album, peraltro il primo dell'illustre e sopracitata carriera? Ma nessuno direi! Se non fosse che..
..eh, insomma, se non fosse che questo "
By the Black Sea" degli svedesi
Lake of Tears non è proprio un lavoro riuscitissimo, sotto diversi punti di vista.
Partiamo dalla realizzazione tecnica, decisamente non all'altezza del nome: i suoni sono registrati maluccio, dando fin troppo l'impressione di essere di fronte a un live, nel senso peggiore del termine. A venire maggiormente penalizzata da questo aspetto è senza dubbio la splendida voce di
Daniel Brennare, vero punto forte della band finlandese, che in sede live non rende assolutamente come dovrebbe. Colpa dei suoni o colpa dei volumi sballati questo non lo so, fatto sta che anche brani in sé meravigliosi quali la conclusiva "
Forever Autumn" non riescono a incidere per niente.
E qui subentra il secondo "problema" del disco: i Lake of Tears non sono una band da live. O meglio, non sono una band da live registrato e messo sul mercato. L'impressione del sottoscritto è che certe atmosfere, certi suoni, certi passaggi vocali non siano fatti per essere riprodotti in sede live o, quantomeno, non nella sede in cui è stato registrato "By the Black Sea". La componente fondamentale dei brani degli svedesi è l'emozione, la melanconia, la trasmessa sensazione di torpore autunnale, tutti fattori che purtroppo non traspaiono e non trasudano da questo live.
Le uniche canzoni che funzionano sono quelle più aggressive dei primi due dischi, come "
As Daylight Yields" da "Greater Art", ma sono davvero una goccia nell'oceano, non sufficienti a rendere altrettanto sufficiente il disco.
Se siete amanti dei
Lake of Tears sono certo che, come chi vi parla, custodite gelosamente le vostre copie di "Black Brick Road" e soprattutto di quel gioiello di "Forever Autumn". Se non li conoscete, procuratevi i due dischi sopracitati. In ogni caso eviterei "
By the Black Sea" perchè sminuisce il grandissimo valore di una band fondamentale nel panorama gothic/doom mondiale.
Quoth the Raven, Nevermore..
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