Formazione francese quella degli
Holy Cross che con il secondo lavoro, questo
Place Your Bets, vuole provare a intrattenerci con del power/thrash di estrazione americana.
Provare, perché a volte le intenzioni non bastano. Una voce assolutamente piatta e monocorde guida canzoni composte con semplici riff di estrazione thrash che molto devono ai
Megadeth del periodo
Rust in Peace/Symphony of Destruction. Differentemente della fù grandiosa formazione di padre
Mustaine, qui i pezzi hanno strutture elementari e sono disomogenei, raffazzonati sù cercando di scuotere ma senza quasi volerlo fare. È un po' come se gli
Holy Cross volessero suonare un genere che non é il loro, si avvertono infatti troppi stacchi, parti scollate, poco omogenee, con un arrangiamento insufficiente.
Non tutto è da buttare, la
title track ha assoli ben eseguiti,
Last Chance promette bene e ha un bel passaggio melodico dopo l'assolo,
Break Your Chains ha un riff iniziale apprezzabile, ma in generale le canzoni continuano ad essere buttate insieme alla bell'e meglio e il cantato che inserisce anche cori gang style, che non c'entrano proprio nulla, non può migliorare la situazione. In certe parti il pezzo parte bene (
Realm Of Madness) con qualcosa che rimanda agli
Iced Earth, ma ha un cantato irritante. La successiva
From Past To Dust vuole essere più melodica, quasi ammiccante, ma fallisce nel tentativo, così come
Inner Jail in cui
Mickaël Champon vuole fare il
Matt Barlow della situazione cambiando anche spesso tonalità senza azzeccarne una. Peccato per
Unleash The Cross, diverse soluzioni di chitarra non sono affatto male e gli
Unholy Cross costruiscono un bel up tempo ma, come solito, andrebbe impallinato il singer.
Higher & Higher, la svolta. Un brano che non c'entra nulla con gli 8 appena presentati, un hard rock con tanto di fischiettìo e assolo in pentatonica, leggero e canterino, tra
Bon Jovi, Skid Row e
Def Leppard. Ironicamente la band è più convincente su questo tipo di brani leggeri e da radio piuttosto che su pezzi tirati.
Nel power venato di thrash, senza andare a scomodare nomi altisonanti, i
Reverence di
When Darkness Calls (2012) gli danno 10 a 0.
Troppa insicurezza e poca determinazione affondano questo disco.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?