Capita, e non di rado, che le mie digressioni di scribacchino metallico lambiscano pericolosamente le soglie del paradosso. Un esempio? Prendiamo questo
Into the Unfathomable Abyss: pur trattandosi di un disco di valore mi sento di consigliarlo a pochi, se non addirittura a pochissimi.
Il motivo è presto spiegato: mettendo per un attimo da parte l’integrità deontologica e morale, vorrei evitare ritorsioni fisiche da parte di lettori incarogniti per un acquisto da loro ritenuto incauto.
Il moniker scelto dal giovane doom trio di Liverpool spiega molto in questo senso. Il sangue del puledro, perlomeno nella mia testa malata, funge da tetro monito all’ascoltatore: slancio esecutivo e snellezza compositiva non albergano in questi solchi, statene pur certi. Al contrario, coi
Coltsblood vi troverete invischiati in un sound paludoso, soffocante, quasi claustrofobico.
Prendete lo sludge dei
Conan (peraltro, il bassista e cantante
John McNulty proprio da lì proviene) e portatelo alle estreme conseguenze in termini di saturazione e lentezza; dopodiché, mescolatelo con le sfibranti allucinazioni del drone e con la malevola crudeltà del black.
Fatto? Bene, ora incastrate queste coordinate musicali in brani dalla durata ragguardevole anche per i canoni del genere: per intenderci, la soglia dei dieci minuti viene valicata spesso e con ampio margine.
Fanno eccezione la minacciosa intro
Valhalla Awaits e l’inattesa bordata
Blood, che forniscono un minimo di agilità al platter; tuttavia, non v’è dubbio che il cuore dei
Coltsblood pulsi in canzoni pachidermiche come
Abyss of Aching Insanity, esasperatamente immota, o
Beneath Black Skies, che cingerà i vostri sensi in una irrespirabile cappa d’inerzia.
Le urticanti aggressioni presenti in
Grievous Molestation e nella porzione centrale di
Ulfeonar, così come le stralunate impressioni post metal della conclusiva
Return to the Lake of Madness, non paiono sufficienti ad alleggerire un sound parossistico nella sua pesantezza; un sound senz’altro in grado di logorare i fruitori più impazienti.
Perciò insisto nel predicare prudenza: a mio avviso
Into the Unfathomable Abyss merita molto, e il voto a margine della recensione è lì a dimostrarlo. Al tempo stesso, evitate quest'album come la sifilide se non siete davvero addentro a certe sonorità. E non dite che non vi avevo avvertiti.
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