Vengono dalla Svezia, suonano in modo pesantissimo e si chiamano
Koloss.
Qualcuno starà pensando ai
Meshuggah.
Sbagliando. O, almeno, sbagliando in parte.
Il quartetto della piccola città di
Vetlanda, infatti, suona quello che potremmo definire post-apocalyptic metal fortemente influenzato dai conterranei
Cult of Luna e da act quali
Isis e
Neurosis, dando vita ad un suono apocalittico (appunto!), lento, opprimente e rabbioso.
I quattro lunghissimi brani che compongono
"Empower The Monster" sono il buio assoluto, ti tolgono il respiro per la loro lentezza e pesantezza e ti annichiliscono con un carico di furia repressa che sembra stentare ad uscire dagli strumenti che, come macigni, abbattono ogni ostacolo.
I
Koloss possono risultare, forse, monotoni, immobili e noiosi.
Forse.
In realtà la loro musica è carica di classe ed ispirazione.
E' musica fortemente sentita e vissuta.
E' musica che, saggiamente, alterna le devastanti sfuriate strumentali a momenti più melodici ed atmosferici all'interno dei quali il gruppo, con eleganza, dimostra di saper dare vita a soluzioni emozionanti e emozionali di grande pregio.
Proprio il contrasto tra ruvidezza e dolcezza, esaltato anche in sede vocale dal bravissimo
Cristoffer Karlsson, è il baricentro del disco, la sua struttura portante, la sua ragione d'essere.
"Beyond the Horizon", dieci minuti di puro oblio, e tutti gli altri brani ci danno la dimensione di un gruppo giovane, ma già enormemente maturo, in grado, con questo che è il loro secondo lavoro, di dimostrare di aver metabolizzato in modo perfetto l'insegnamento dei loro maestri e di averlo convertito al servizio di una musica affascinante nonostante l'impenetrabile cappa di oscurità che la avvolge tutto intorno.
"Empower The Monster" è un album di alto valore e di devastante bellezza.
Sarebbe un peccato non tributargli il giusto riconoscimento.