Attenzione attenzione. Qui oggi si fa un discorso serio.Dunque, cominciamo con lo scremare l'utenza. Chi di voi
NON conosce gli Helloween? Bene, potete andare. Chi di voi
NON ha amato i due Keeper? Bene, accomodatevi fuori, grazie. A chi di voi
NON frega una beneamata cippa di riascoltare quelle sonorità, di ritrovare quella magia che ha reso Kiske e soci i padroni del mondo, almeno di quello metal, almeno per un pò? Bene, fuori pure questi.
Ok, amici. Siamo rimasti in pochi, forse non proprio pochissimi. Ma, ora che siamo tra di noi, possiamo iniziare a parlare seriamente.
Dunque, detto in poche parole: il debutto omonimo degli svedesi
Morning Dwell, è, niente di più, niente di meno, l'ipotetico "Keeper of the Seven Keys" del 2014. Punto.
Evisceriamo: nato come progetto solista del vocalist
Petter Hjerpe, che sui demo scritti anni fa aveva suonato anche tutti gli strumenti, questa manciata di brani finisce tra le mani di Christian Liljegren, che poco dopo gli telefona e gli dice "
col ca**o, qua ci facciamo un discone"! Povero Petter! Talmente non se l'aspettava che non c'aveva nemmeno la band! Per cui in fretta e furia, l'amichetto di Heidi recluta una giovane e valida formazione e va a registrare il tutto a modino in studio. Ne viene fuori esattamente quello che vi ho scritto precedentemente. Il nuovo Keeper.
Ora. Visto che stiamo parlando di un argomento che, per la sua importanza in ambito power metal, non fatico a definire '
religioso', bisogna stare moooolto, molto attenti a quello che si scrive, che stavolta rischio davvero il linciaggio sotto casa. "
Morning Dwell" suona esattamente come suonavano gli Helloween dell'era d'oro. In tutto, dalla voce di Petter al tiro di una
undicina di canzoni che non sono altro che l'incarnazione più pura ed ingenua di quell'happy metal che ci è scorso nelle vene per tutti questi anni. Ma il vostro Sbranf, come credo succederà a chiunque di voi ascolti il summenzionato cd, è stato super combattuto tra due sentimenti contrapposti: da una parte, la gioia fino alle lacrime di riascoltare di nuovo quella magia, quelle composizioni così fresche, veloci, happy, power, quei testi pieni di sentimenti positivi e di velocità e sfrenata frenesia. Dall'altra parte, la sensazione fastidiosissima e persistente del
clone che ti si in*ula, ovvero: ma Petter ci è o ci fa? Costruito a tavolino o genuino? Mossa commerciale o sincero entusiasmo?
Dio, che pesantezza. Vi scongiuro, ho bisogno di voi. Andate ad ascoltare "Morning Dwell", ascoltate una per una le dieci composizioni (più una intro), lasciatevi spettinare i capelli al vento (per chi ce li ha ancora) da robe come "
Spread your Wings", "
The Gatekeeper", "
Forever and Ever", la lunga ed epica conclusiva "
The Story Never Ends" (pure i titoli, madonna santa), e aiutate il vostro Sbranf a risolvere questo dubbio amletico. Per me questo sarebbe da una parte un disco da 11, e ancora mi asciugo le lacrime dalla commozione, dall'altra un disco da ZERO, della serie come ti permetti di infangare il sacro nome dei Keepers con questa copia carbone, stolto d'uno svedese? Ma niente, me lo riascolto e volo di nuovo. Quindi, credo per la prima volta nella storia del nostro glorioso portale, questo album va diritto in TOP, ma con un SENZA VOTO grosso come una casa. Ascoltatelo, e datemi una mano. Vale dieci o vale zero? A voi l'ultima parola.