Non me ne voglia la band di cui mi appresto a trattare, ma sono onesto nell’ammettere che ero pronto a stroncarla prim’ancora di aver ascoltato una singola nota.
Questione di sensazioni negative, d'insinuante pessimismo corroborato da un moniker povero di fascino (
Creinium è un nome inventato dal drummer
Aleksi Holma, che quel giorno non doveva godere di eccessiva ispirazione), da una copertina, oltre che mal realizzata, incentrata su un soggetto ultra-abusato, e infine da un titolo (
Project Utopia) davvero sciapo.
Oddio, non che una volta iniziato l’ascolto dell'EP mi sia dovuto immediatamente ricredere: l’intro
Societal Collapse, infatti, si risolve in una mistura insapore di tastiera, percussioni e (nelle intenzioni) minacciosa voce distorta che annoia più che ingenerare senso di attesa.
Per fortuna, il passo che conduce all’inizio vero e proprio si rivela breve; quando lo compiamo, incappando così nella title track… accade il miracolo?
No, ora non esageriamo. Quantomeno, appare doveroso riconoscere che la faccenda diviene più rosea del previsto, soprattutto se come il sottoscritto siete amanti dei gloriosi
Dimmu Borgir di fine anni ’90 (se non lo siete, peraltro, peggio per voi).
In effetti l’epica magniloquenza del loro black metal sinfonico, unitamente alla complessità strutturale dei brani, all’utilizzo smodato delle tastiere e allo stile vocale del singer
Sami Haimilahti, ricordano molto da vicino la celebre band norvegese. Rispetto ai quali, tuttavia, i
Creinium si spogliano del feeling maligno e oscuro per indossare capi dalla coloritura meno estrema, ottenuta grazie a lyrics di stampo sci-fi/distopico, al secco riffing di estrazione thrash (che ricorda in alcuni frangenti i
Susperia) e a numerose partiture che occhieggiano al prog (e qui citerei i
Lunaris di
…The Infinite).
Tutta bella roba, non ne discuto, per quanto il livello su cui
Project Utopia si assesta sia imparagonabile a quello di perle del calibro di
Spiritual Black Dimensions o
Predominance.
Al fine di compiere il definitivo passo verso la maturità, consiglio al giovane combo finlandese di focalizzare, se non addirittura semplificare, il songwriting, innalzando il tasso d’immediatezza e aggressione a scapito di una pomposità spesso eccessiva e ridondante. Le doti, anche tecniche, per costruire una discreta carriera ci sono, e pezzi di valore come
New World Order e
Eschaton sono lì a dimostrarlo.
Auguro loro di saperle metterle a frutto, ma per ora trovo che una bella sufficienza possa rappresentare il giusto compromesso numerico tra le perplessità che il presente mi suscita e i barlumi di speranza che intravedo nel futuro.
Mamma mia che tristezza di frase…
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