La “guerra fredda” è finita (siamo sicuri? A vedere gli ultimi eventi di politica internazionale, qualche dubbio rimane …) e gli
antichi membri del “Comitato per la sicurezza dello Stato” hanno dovuto evidentemente
riciclarsi nelle situazioni più disparate, compreso il caleidoscopico mondo del
rock n’ roll.
Tre di questi
Ex KGB, di stanza nell’operoso veneto, dichiarando esplicitamente la loro precedente affiliazione, scelgono di affidarsi alla versione più sperimentale e nervosa di tale calderone musicale e, dopo aver sorpreso gli astanti con il fulmineo “I Putìn”, tentano di travolgere e conquistare l’ascoltatore con questo “False hope corporation”, “disturbato” e “disturbante” coacervo di suoni pirotecnici, pulsazioni abrasive e vivace invettiva contro chi alimenta le illusioni e sostiene l'ignoranza, un’arma sempre infallibile per il controllo e il soggiogamento delle masse.
Supportati ancora una volta dall’autorevole Ronan Chris Murphy (Terry Bozzio, King Crimson, Tony Levin, Ulver, The California Guitar Trio …) in cabina di regia, i nostri ampliano ulteriormente lo spettro del loro illuminato eclettismo sonoro e propongono un disco che fa tesoro degli insegnamenti di Primus, Minutemen, King Crimson, Talking Heads, P.I.L. e Mars Volta, realizzando una sintesi (de)strutturata di
white funk,
prog,
jazz,
psichedelia e (
post)
punk, spostando e ricombinando gli elementi, in una sagace mistura di composizione e improvvisazione.
Un alternarsi concitato e iperattivo di note (di un tipo apprezzabile da notabili del settore come Mike Watt, David Byrne e Les Claypool, ne sono sicuro …), che sa anche allentare ed “espandere” la tensione e che ciononostante appare solo un pochino troppo “claustrofobico” nella sua globalità.
Pur ostentando dosi superiori di convinzione e di audace disinvoltura rispetto al dischetto d’esordio, infatti, agli Ex KGB, qui chiamati ad un’impegnativa prova sulla lunga distanza, manca ancora un pizzico di quella “fluidità” essenziale per rendere la contaminazione sonica una materia assolutamente omogenea e coerente, pur nelle sue congenite e slabbrate divagazioni.
Dettagli, in realtà, perché il
Cd, suddiviso in due lunghe tracce, denominate, in analogia al caro vecchio vinile, “side A” e “side B” (a loro volta frazionate in dieci sottotitoli complessivi), è un lavoro di notevole suggestione, tortuoso ed enigmatico, ma sempre piuttosto catalizzante, sostenuto da un impatto sensoriale che, rispettando le intenzioni degli autori, non vive di singoli episodi e viene assorbito dall’
organismo musicofilo come un’entità unica (sebbene personalmente abbia una lieve preferenza per il
lato B, dove affiorano pure vaghe scorie di Refused …), capace di fornire un’esperienza emozionale piuttosto appagante per
timpani,
cervello,
cuore e
stomaco.
Una veste grafica simpaticamente provocatoria (curata dal fumettista Hurricane Ivan) contribuisce ad allettare anche l’
occhio (
eh già, anche quello, si sa,
vuole la sua parte …) e completa, così, il quadro
anatomico - attrattivo di un’espressione artistica meritevole di grande considerazione e attenzione, molto vicina alla sua piena realizzazione.
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