"Damage Dancer" è il sesto proiettile che fuoriesce dalla
canna di fucile di questo quartetto tedesco, la cui linea di tiro non si distacca poi molto da quanto hanno proposto in passato, per quanto sia evidente un approccio più
hardeggiante rispetto agli ultimi lavori.
Le influenze di gruppi come AC/DC, Saxon o Deep Purple, fanno capolino nei vari anfratti dei cinquanta minuti lungo i quali si snoda l'album, quando a dimostrarlo incrociamo la ruvida "Bashing Thru", una scattante e rockettara "Back Alley Ruler", la conclusiva "Rise up to the Storm" (invero piuttosto noiosa) o quella "Passion Rules" che ricalca senza particolare convinzione il
repertorio di Ronnie James Dio, cui si ispira in maniera esagerata anche il cantante Patrick Sühl, ormai al suo secondo album con i
Gun Barrel. Qualcosa di simile succede anche per "Heading for Disaster", dove le radici più Hard Rock dei Gun Barrel vanno a scontrarsi con l'anima teutonica del gruppo, che già si era fatta notare su "Judgement Day" e "Building A Monster".
Alla resa dei conti, è inevitabile dover riconoscere che all'appuntamento con il sesto album i Gun Barrel si sono scoperti fin troppo prevedibili e non particolarmente brillanti, e per quanto provino a cavarsela con il mestiere, e direi anche con una evidente passione per quello che suonano, i risultati non sono nulla di che.
Listen close what is this, not bird or plane
Could it be the review fucking with your brain
All it takes just one touch over one, two, three
With a flick of a switch turn on... Metal.it
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