Copertina 6

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2014
Durata:33 min.
Etichetta:20 Buck Spin

Tracklist

  1. FORK THROUGH PITCH
  2. MAW
  3. DISCARDED DEATH
  4. A LITANY OF SAILORS SINS
  5. BATS
  6. CAVERN FEVER
  7. FROM WHENCE THE OLD SKULL CAME
  8. THE DEVIL'S TROTTERS
  9. SPELIOGENESIS

Line up

  • Esh : drums, vocals
  • Alim : guitar, vocals
  • Ben Newsome : vocals, bass

Voto medio utenti

I Cauldron Black Ram non sono esattamente quella che si definisce una band prolifica e neanche business oriented, infatti in ben diciotto anni di carriera hanno sfornato solo due album e il qui presente “Stalagmire” è il terzo in ordine di apparizione. Dal punto di vista dell’appeal commerciale la band australiana non fa niente per farsi notare o per risultare “diversa” da tante altre, si limita semplicemente a suonare la sua commistione di black/death con forti sfumature sludge che spesso vanno a finire fino ai limiti del doom ( “A Litany Of Sailors Sin”). Detta così potrebbe sembrare una formula abbastanza appetitosa e neanche troppo fuori moda visto che ultimamente l’incrocio tra death e sludge sembra essere una via più cool al death/doom di inizi anni 90. Con il sound codificato da Anathema, My Dying Bride e Paradise Lost i nostri australiani non hanno niente a che fare in quanto il loro death metal risulta essere sempre molto semplice e lineare come in “Maw” o parecchio datato come nell’opener “Fork Through Pitch” o “Discarded Death” dove ricordano dei Morbid Angel d’annata. Il lato più “interessante” della proposta è probabilmente dato dalle linee di basso molto grasse e cariche che riescono a donare all’insieme quell’appeal polveroso, sudato e marcio che caratterizza tutto il sound , con in più una piccola vena caotica derivata da conterranei Portal. Dal punto di vista ritmico invece siamo nella semplicità più pura e ciò permette all’album di scorrere via liscio e far sbattere la testa in qualche caso ( “Bats” ), ma alla fine dell’ascolto si passa facilmente e velocemente ad altro in quanto “Stalagmire” non lascia poi molto. Buono e vario il lavoro a livello di vocals, visto che alla “voce” si alternano tutti e tre i componenti della band. Non avendo i testi sotto gli occhi non so se la band si cimenti ancora con liriche a sfondo piratesco come fatto nei precedenti due album ( “Skulduggery” debut del 2004 e “Slubberdegullion” del 2010) ma un titolo come “A Litany…” non dovrebbe lasciare molti dubbi. Se siete degli amanti di sonorità non proprio articolate e volete solo passare un’abbondante mezzoretta in compagnia di una band “simpatica” fatevi sotto, se invece pretendete anche qualcosa di più che del sano divertimento o dello schifoso sudore acido allora è meglio rivolgersi altrove. Assolutamente soprassedibili, ma comunque piacevoli all’ascolto e mai troppo fastidiosi. Scolaretti educati.

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