Gli
Evenoire sono una band che calca la scena gothic già da diversi anni. Dopo il buon
Vitriol (2012) ora è la volta del secondo full-lenght,
Herons. La musica proposta dal gruppo cremonese è un misto fra il suddetto gothic con influenza symphonic, musica classica, lirica e folk (elementi portati soprattutto dalla frontwoman
Lisy Stefanoni) con un pizzico di prog. Ciò che colpisce, oltre alla bella mescolanza di generi, è la tematica delle lyrics, spesso aderente ad antichi miti e leggende nostrane. Se il centro di
Vitriol era l'universo alchemico dell'acqua, con
Herons il fulcro dell'opera è traslato verso il fuoco, elemento mistico di purificazione e distruzione. Da sottolineare immediatamente che il sound della band si è evoluto rispetto all'album precedente, la voce di
Lisy Stefanoni è sempre in grado di trasportare l'ascoltatore in un'atmosfera apparentemente calma, ma allo stesso tempo potente e misteriosa; i passi folk ed acustici si fanno più ragionati ed evocativi, mentre il resto degli
Evenoire compie un gran lavoro, a partire dai riff di chitarra sino alla precisa sezione ritmica.
Herons presenta dieci tracce più una bonus, l'opener è proprio la title-track, intro di breve durata che conduce in un ambiente magico e fiabesco creato dall'arpeggio della chitarra acustica, dal flauto e dalla pregevole voce di Lisy. La successiva
Drops of Amber, canzone già divulgata come anteprima del disco, parte con la galoppante sezione ritmica, gli apprezzabili riff, l'elemento sinfonico ed i flauti a sostenere la bella prova della cantante. Questo pezzo potrebbe rappresentare senza dubbio lo stile attuale degli
Evenoire.
Season of Decay inizia in maniera quieta e rilassante, con il basso di
Marco Binotto a farla da padrone, in seguito il brano assume un tono epico e misterioso. Qui la band cremonese dimostra una maturazione, modificando e trasformando il sound a seconda di ciò che si vuole trasmettere all'ascoltatore.
Love Enslaves è invece una track che risente in modo prepotente dell'influsso del prog e del folk, una eccellente mistura per uno dei pezzi migliori di
Herons.
The Newborn Spring gioca molto sull'orecchiabilità con dei momenti molto catchy ed un bel lavoro della sezione ritmica.
When the Sun Sets parte con una bellissima fusione fra basso e melodie di flauto, il successivo apparire di riff che discendono dal prog e la batteria di
Daniele Foroni scandiscono i diversi generi amalgamati nella canzone.
Tears of Medusa, che vede la partecipazione di
Linnéa Vikström dei
Therion, rappresenta il lato sinfonico della band, una canzone molto ben strutturata, dove sia la chitarra che il basso danno vita a delle linee musicali di grande rilievo.
Devil's Signs è un passo oscuro e cupo di
Herons, l'atmosfera si fa più inquietante, ma forse per questo anche più intrigante.
The Lady of the Game è dominata dalla voce della Stefanoni e dalle melodie simil-folkeggianti, oltre che dalla indiscutibile sezione ritmica e dai riff prepotenti delle chitarre.
Wild Females, forse la mia preferita dell'intero album, è un pezzo interamente folk, dove gli
Evenoire riescono a dare il meglio di loro stessi, da ascoltare e riascoltare. La bonus
Aries è probabilmente la più gothic di
Herons, una bella prestazione di tutta la band porta alla conclusione dell'ascolto del disco.
In conclusione, con
Herons gli
Evenoire dimostrano di aver fatto un notevole passo in avanti sia per il songwriting che per la struttura dell'album (non ci sono momenti di calo o di noia durante lo scorrere della musica), forgiando un bel misto di diversi generi e creando delle atmosfere sognanti dove l'ascoltatore può immergersi dall'inizio alla fine. Per chi non conoscesse il gruppo posso dire (nominando le band più famose) prendete un pizzico di Nightwish, Epica, Within Temptation, Amaranthe e Leaves' Eyes, buttateli in un calderone, aggiungete alchimia e magia provenienti dalle antiche terre italiche, mescolate il tutto ed otterrete il sound inedito degli
Evenoire. Per finire, complimenti ed arrivederci al prossimo incantesimo...
Drops of Amber