Lord Sterling - Today’s Song for Tomorrow

Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2004
Durata:55 min.
Etichetta:Small Stone
Distribuzione:Brainstorm

Tracklist

  1. PIVOTAL PLANES
  2. THIS TIME IT’S FOR REAL
  3. HIDDEN FLAME
  4. THREAD WILL BE TORN
  5. PASSWORD
  6. POISON LIPS
  7. EVAPORATE
  8. TOUGH TIMES FOR THE TROUBADOURS
  9. TODAY’S SONG FOR TOMORROW
  10. SET THE CONTROLS FOR THE HEART OF THE SUN

Line up

  • Robert Ryan: vocals, sitar, harmonium
  • Mike Schweigert: guitar
  • Jim Baglino: bass, moog
  • Jason Silverio: drums

Voto medio utenti

E’ grazie all’interessamento di Stu Gollin degli Halfway to Gone che i Lord Sterling sono entrati a far parte della scuderia Small Stone, dopo essere stati delusi dalla Rubric Records la quale aveva pubblicato il loro ultimo “Weapon of truth”. Senza la sponsorizzazione del loro conterraneo del New Jersey dubito che la label di Detroit avrebbe puntato su questa stralunata formazione, attiva tra alti e bassi dal 1995. Non che non siano bravi o manchino di personalità, tutt’altro, semplicemente il loro stile è assai diverso da quello che di solito associamo alle bands targate Small Stone.
Niente hard muscolare, poche cavalcate chitarristiche, nessuna voce corrosa dal whiskey, meno che mai sventolii di bandiere Confederate, i Lord Sterling sono una tosta e brillante psych-band che pare un bizzarro incrocio tra Hawkwind, Mc5 ed i Monster Magnet più flippati. Una formazione pesantemente ispirata dai trip acidi settantiani, da quella forza libera e primitiva che animava le sperimentazioni rock di allora, talvolta ingenue ed epidermiche, istintive e prive di regole, ma tanto più vere e genuine della musica impersonale ed ingabbiata che ci propinano oggi.
Il quartetto del New Jersey è invece abbastanza sconvolto da tentare con pieno successo di coverizzare il polveroso hit Floydiano “Set the controls for the heart of the sun”, tirando fuori un’interpretazione da brividi per coloro che come me hanno assaporato in gioventù tali delicatezze psichedeliche. Un’album pieno di colori psichedelici e distorsioni magnetiche, strumenti mai dimenticati quali moog, hammond, harmonium, sitar elettrico, fantastici sogni spaziali e nervosa solidità metropolitana, tenuto insieme da un collante di influenze antiche e contemporanee in egual misura.
Guardacaso nel gruppo c’è quel Jim Baglino recentemente entrato nella corte di Wyndorf, e se è vero che oggi i Magnet sono più che altro una robusta heavy rock band è altrettanto certo che all’epoca di “Spine of God” brani gravidi di vibrazioni allucinate, di antiche sonorità space, di pesanti svisate cosmiche come “Pivotal planes” o l’ultra-lisergica “Hidden flame” non avrebbero di sicuro sfigurato nel loro repertorio.
Dello stesso stampo, ma con andamento ancora più sinuoso e narcotico, si posizionano un paio di gioiellini hypno-rock quali “Password” ed “Evaporate” con le loro improvvise esplosioni urlate, quasi rabbiose, seguiti a ruota dall’atmosfera delicata e cantilenante dell’eterea “Thread will be torn”, all’insegna di un bellissimo revival psico-melodico seventies.
Se qualcuno teme di trovarsi di fronte ad un sound troppo cerebrale o esageratamente alienato e psicotico, posso tranquillizarlo chiarendo che i Lord Sterling alternano e mischiano la loro essenza trippy con l’energia assai concreta di un nervoso heavy garage, echi di Stooges mischiati all’attualità dei Baby Woodrose, esibendo nelle torride “This time it’s for real”,”Poison lips” e “Though times for..” il loro volto sguaiato e fracassone ma sempre con quel pizzico di irriverenza, stravaganza e flessibilità fuori dagli schemi tanto assente nella rigida musica contemporanea.
Album interessante, dal sapore retrò ma tutt’altro che parodistico, la sensazione è quella di aver trovato una formazione con potenziale in grado di portare la sfida, correggendo qualche sfilacciamento, a pezzi grossi del settore tipo We ed On Trial.
Immagino che Schweigert e compagni rifiutino con decisione e validi motivi l’etichetta “stoner”, ma ancora una volta credo si collochi proprio in quest’area il bacino d’utenza dell’ottima formazione Statunitense. Non per niente si sono legati all’etichetta che meglio di ogni altra ha saputo scremare il settore pensando alla qualità anziché alla quantità, ed anche stavolta pur uscendo un poco dal seminato ha fatto centro pieno.

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