Gli amanti del cosiddetto filone
neo-prog conosceranno benissimo gli
IQ, una vera e propria istituzione quando si parla di musica di qualità. Il 2014 ci consegna una band all'ennesimo cambio di line-up, che stavolta va a recuperare alcuni degli elementi originali del combo. Il risultato è questo "
The Road of Bones", che il qui presente Sbranf ha trovato soporifero, pretenzioso, seppur di altissima qualità come sempre.
Il problema, a mio avviso, risiede nella eccessiva seriosità delle cinque composizioni, che spaziano dai 6 minuti di "
Ocean" ai più di 19 di "
Without Walls", composizioni che questa volta mi hanno fatto faticare pure troppo per arrivare in fondo. Chiaramente, una band come gli IQ non si limita di certo a comporre per il gusto della "canzone", ma più per lasciare libero spazio all'ispirazione, costruendo più per gli strumenti che per l'effettivo dipanarsi del racconto in musica. Ma ciò non toglie che, fin troppo spesso a mio avviso, questa volta le composizioni pecchino di un'aria snob di prolissità fine a se stessa, che a me hanno spesso fatto perdere interesse in quello che stavo ascoltando.
Si parte con "
From the Outside In", forse il brano più muscoloso del lotto, che ruba il riff ai Dream Theater di "Illumination Theory" che a loro volta lo hanno rubato a migliaia di bands prima di loro; ma già la title track, posta al secondo posto della tracklist, si arena in atmosfere eteree, pianoforti appena sfiorati, mezz'orate di panorami sonori, che mi hanno fatto lo stesso effetto di quando mi fermo a guardare il salvaschermo di Windows per un quarto d'ora... Molto bello soprattutto il suono del basso di Esau e della batteria del sempiterno Paul Cook, ma quando arrivano le notine di marimba, la mia libido da ascoltatore si affloscia definitivamente... Segue, con quasi 20 minuti sul groppone, "
Without Walls", di nuovo introdotta da pianoforte, pads, percussioni elettroniche, che pur facendoti godere la bella voce di Nicholls, rischia in alcuni momenti di spaccarti le.... gambe, con il suo attendismo musicale portato all'eccesso. Manco a dirlo, la successiva "
Ocean" apre con gli xilofoni, per poi sedersi (di nuovo) su una struttura voce-pianoforte da cui esce a fatica e raramente. Chiude, con i suoi 12:21, "
Until the End", il cui primo vero riff rock arriva al minuto 3, ed è un bel suonare, finalmente. Il brano è un pò più vario dei precedenti, seppure anche questa volta le parti musicali che hanno il sapore del "fine a sé stesso" sono un pò troppe, ma almeno ci sento quel sapore di buona musica che racconta una storia, sapore che avevo quasi del tutto smarrito nelle composizioni precedenti.
"
The Road of Bones" sarà presente sul mercato anche in una versione a 2 cd, il cui secondo dischetto conterrà circa 40 minuti di composizioni inedite. A me è bastato il primo, almeno stavolta, per arrivare alle soglie dell'esasperazione da ascoltatore passivo. Non sono il tipo, adoro letteralmente tutto quello che ha a che fare col prog, come molti di voi sapranno; ma stavolta, gli IQ sono loro malgrado riusciti nel difficile intento di sfiancarmi. Vado ad ascoltare "Blackened" per riprendermi un pò....
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