Copertina 7,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2014
Durata:67 min.
Etichetta:Jolly Roger Records
Distribuzione:Goodfellas

Tracklist

  1. FIGHTER
  2. TOPKAPI
  3. AT THE END OF THE LAST CHAPTER
  4. IRON CURTAIN
  5. PULLING THE SWITCH
  6. LUCY CRUEL
  7. BRAIN WASHING
  8. WAITING FOR THE LIGHT
  9. HARD INCURSION
  10. BLACK BELT (BONUS TRACK)
  11. SHIP OF FOOLS (BONUS TRACK)
  12. PEGASUS MYTH (BONUS TRACK)
  13. GIANT OF THE SEA (BONUS TRACK)

Line up

  • Luciano Palermi: vocals
  • Giuseppe Continenza: guitar
  • Enio Nicolini: bass
  • Silvio Canzano: drums

Voto medio utenti

E’ opinione abbastanza diffusa tra i fans del metal tricolore che sia il mini “Heavy and dangerous”, gratificato dal suono ombroso e carismatico della chitarra di Mario "The Black" Di Donato, il vero apice creativo degli Unreal Terror, formazione pescarese (prima con la denominazione UT) da annoverare tra i prime mover della scena rock italica, così ricca di talento e di naiveté.
Personalmente, invece, pur apprezzando la viscerale originalità di quel debutto, ho sempre avuto un “debole” speciale per “Hard incursion”, il primo full-length della band, in cui esordiva un giovanissimo Giuseppe Continenza, musicista privo di grande esperienza ma ricco di quelle doti d’inventiva e di tensione espressiva necessarie ad una sostituzione così “impegnativa”.
Assieme alla brillante new entry, gli abruzzesi sfornano un poderoso album di metallo “tradizionale”, tra solide fondamenta Priest / Maiden-iane, bagliori di U.S. metal e pulsioni speed, in grado di ostentare una capacità di composizione tanto “familiare” quanto istintiva e sufficientemente personale, tradotta in nove coinvolgenti canzoni attraverso una preparazione tecnica e un’energia interpretativa di alto livello.
La voce di Luciano Palermi (e con l’occasione ricordiamo anche il suo predecessore Ben Spinazzola – con cui il gruppo registrò un demo nel 1981 - oggi vocalist dei Prime Target, di cui abbiamo recentemente parlato su queste stesse colonne …) è avvincente, aggredisce con la sua timbrica impetuosa e flessuosa l’astante fin dall’adrenalinica opener “Fighter”, emergendo da una produzione “sottile” che nemmeno la ri-masterizzazione operata dalla Jolly Roger Records è stata in grado o ha voluto (più probabilmente … dacché sarebbe stato “snaturante” intervenire in maniera pesante sul suono …) correggere.
Eh già, perché è grazie alla label modenese che un Lp pubblicato in origine su Speed Records (in cui lavorava un imberbe Marco Melzi, poi boss della Minotauro e della Markuee, nonché figura di spicco del metalrama nostrano …) nel 1986 e diventato pressoché introvabile, ha la possibilità di essere ascoltato da tutti gli appassionati del settore, avvertendoli, però, che “Hard incursion” era e continua ad essere il frutto di un’epoca in cui gli studi di registrazione italiani non avevano spesso le necessarie conoscenze e la professionalità utili a far “suonare” in maniera nitida e consistente questo tipo di musica.
Ciò detto, a beneficio soprattutto di chi appartiene alla Pro Tools generation, continua la breve dissertazione sulla track-list con la più articolata, enfatica ed esotica “Topkapi” e con la malinconica “At the end of the last chapter”, idonee a svelare le sfaccettature inventive ed emozionali di un gruppo che non si affidava solamente alla forza “bruta” per la sua esposizione artistica.
Con le atmosfere incombenti di “Iron curtain” e l’incalzante “Pulling the switch” (inclusa nella compilation “Rock meets metal - Volume II”, griffata Ebony Records) si ritorna su terreni decisamente più granitici, mentre tocca a “Lucy cruel” svelare il lato maggiormente classy degli Unreal Terror, capaci poi di piazzare “sul filo di lana” altre due notevoli randellate epico-metalliche, denominate “Brain washing” e “Waiting for the light”.
Con il breve blitz aereo della title-track strumentale si concludeva la scaletta originale, qui addizionata di quattro interessantissime bonus (registrate nel 1987 come promo per un terzo disco su MetalMaster che non vide mai la luce), che aumentano ulteriormente il rammarico per quello che avrebbe “dovuto” succedere e che invece non accadde.
“Black belt”, “Ship of fools”, “Pegasus myths” e “Giant of the sea” evidenziano un altro step evolutivo nella storia della formazione, ormai dotata di una scrittura davvero sicura e orientata ad una forma sempre più inossidabile e composita di H.M. dai risvolti caliginosi ed eroici, al suo apice soprattutto negli ultimi tre dei succitati brani.
Gli Unreal Terror si sono riformati alla fine del 2011 per tornare ad esibire il loro potente sound in importanti live-shows, e nell’attesa che trovino anche l’ispirazione necessaria ad un lavoro d’inediti, non rimane che aggiungere questa preziosa “reliquia” alla propria discoteca e complimentarsi ancora una volta con la Jolly Roger Records per la sua benemerita opera di “archeologia” musicale nell’ambito delle bellezze “siderurgiche” del Belpaese.
Recensione a cura di Marco Aimasso

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 22 mag 2014 alle 21:42

Marco, posso garantire che è stato fatto il possibile per cercare di far suonare un minimo più "energetico" questo disco, e se per caso ti capita tra le mani la copia in vinile dell'epoca te ne renderesti conto, perchè è piattissima e tutta la parte bassa - medio bassa è praticamente assente :-) Qui si è ripartiti dai bobinoni master dell'epoca (purtroppo con problemi di bilanciamento ed altri) e si è cercato di ribilanciare i canali, ravvivare appena gli strumenti e soprattutto il basso, senza però stravolgere nulla perchè non avrebbe avuto senso "rovinare" delle tracce storiche... Al giorno d'oggi le rimasterizzazioni ultrapompate fanno davvero schifo, io per primo cerco sempre un disco originale d'annata piuttosto che la ristampa, a patto sia fatta da me ;-) p.s. per chi vuole vedere I mitici Unreal Terror mi raccomando Sabato 24 Al Palabam di Mantova per L'Acciaio Italiano!!!

Inserito il 19 mag 2014 alle 15:38

Bravo Marco! p.s. Enio Nicolini presidente, è davvero uin grande!

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