I
D'AccorD sono una band norvegese che ha riscosso un discreto successo nel 2009 con il debut album omonimo. Autori di un rock spiccatamente
Seventies e con una forte inclinazione verso il progressive, trovano la loro ispirazione in gruppi storici come
Genesis,
Jethro Tull,
ELP,
Pink Floyd,
Uriah Heep,
Yes,
Gentle Giant, i primi
Queen e, anche se non annoverati fra le loro influenze, da inserire sono pure i mitici
Rolling Stones. Già alle prime note si può sentire quanto questi norvegesi siano attaccati alle sonorità degli anni Settanta, a giustificare questa affermazione v'è il fatto che la registrazione è stata svolta in presa diretta e modalità analogica al Cowshed Studio di Londra e la masterizzazione, sempre nella capitale inglese e in analogico, ai Fluid Mastering, che hanno ospitato nel corso degli anni
Deep Purple,
Jethro Tull ed
Elvis. La musica presentata dai
D'AccorD non è comunque accostabile solamente al rock settantiano, è necessario aggiungere che è presente una qualche radice folk (questa probabilmente presa dai già citati
Jethro Tull, data la presenza di alcuni strumenti a fiato) e un certo influsso dell'hard rock dei primi Ottanta.
Fatta questa premessa si può passare a questo nuovo full-lenght della band norvegese. Si tratta di
III, titolo semplice che rappresenta appunto la terza uscita discografica dei
D'AccorD. Una sessantina di minuti, divisi in nove tracce dalla durata eterogenea, che disegnano un misto musicale delle band sunnominate. Appena la musica inizia ci si ritrova in un ambiente che richiama quegli anni Settanta molto fruttuosi per il rock; sembra quasi strano all'orecchio di un recensore odierno che usualmente ascolta dischi con una produzione moderna e pomposa, elaborata nei minimi dettagli. Fortissima nell'opener
These Last Days, lunga più di dieci minuti, è l'influenza di band come
Genesis,
Deep Purple e
Uriah Heep, momenti di melodia accuratamente studiata alternano digressioni nel progressive. Nella seguente
Here Lies Greed ecco il forte riferimento ai
Jethro Tull, ma anche ai
Led Zeppelin, di cui si parlava in precedenza. Flauti e melodie sono sapientemente legate da un mood tipico dei
Seventies. La successiva
Lady Fabulous riporta, a mio modesto parere, ancora più indietro nel tempo. Si è quasi negli anni Sessanta, il sound riconduce quasi a
Rolling Stones,
Beatles, magari anche i primi
Genesis.
Mr. Moonlight rimescola invece tutte quelle influenze che rispecchiano le diverse anime presenti nel gruppo.
Ibliss in Bliss, pezzo dalla durata di otto minuti circa, richiama l'hard rock classico dei
Deep Purple, con un cantato che si avvicina molto a
Ian Gillan.
Song for Jethro, la cui influenza è anche inutile da nominare visto il titolo, è la rappresentazione del folk rock di vecchio stampo.
Mon - Sat: part I e
II sono al contrario più da accostare al lato progressive dei
D'AccorD. L'ultimo pezzo,
The Doom That Came To Sarnath, riprende la trama dell'opener, attingendo a piene mani dalla musica settantiana.
In conclusione, quando le note di
III sono terminate, si è consapevoli di aver ascoltato una band che ha ben chiaro il proprio obiettivo, ovvero far rivivere il mito degli anni Settanta ed anche con buona tecnica ed un apprezzabile songwriting. Purtroppo il genere può raggiungere più che altro gli appassionati di tutto ciò che si è citato nella recensione, agli altri sembrerà di esser davanti a qualcosa di "già sentito". A voi la scelta.
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