Gli Inchiuvatu del carismatico Agghiastru, assenti dalle scene da ben quattro anni, riemergono ora dalle tenebre nelle quali erano sprofondati all'indomani del secondo disco "Viogna", album decisamente inferiore al debut "Addisiu", e decidono di cimentarsi in un ambizioso progetto che verrà pubblicato in due tranche. La prima parte, qui recensita, porta il titolo di "Piccatu" e segna una svolta verso un sound sempre ricco di riferimenti folk e, a tratti, quasi progressive, ma soprattutto estremamente brutale e diretto. Mai in passato gli Inchiuvatu avevano osato esprimersi con una tale foga, a tratti quasi parossistica; la seconda metà di questa opera, prevista per l'anno prossimo, si preannuncia invece come più pacata nei contenuti e maggiormente vicina allo spirito "mediterraneo" della band, bilanciando così gli eccessi del presente lavoro. Bando alle sterili informazioni, quindi, e largo alla musica, e di buona musica ce n'è veramente tanta in "Piccatu": ancora una volta Agghiastru si dimostra un musicista completo e personale, riuscendo ad imporre il proprio ingombrante carisma per tutta la durata del disco, ed arrivando così a forgiare un sound riconoscibile e sensibilmente più maturo delle prove precedenti. Citare un solo brano dire vorrebbe far torto ad un'opera che trae linfa vitale dall'inscindibile amalgama delle proprie canzoni, eppure riesce difficile non spendere almeno una parola di lode nei confronti di "Cunsumu" e "Piccatu", due brani che miscelano abilmente le atmosfere feroci e decadenti del black metal scandinavo con le atmosfere sinistramente solari tipiche dei paesi latini. Non commettete l'errore di prendere alla lettera quanto appena scritto, aspettandovi magari un disco troppo positivo e leccato: in "Piccatu" Agghiastru riesce a dimostrare come il tepore del mare ed i raggi del sole mediterraneo a volte possano spaventare più delle brume scandinave, rivelando impietosamente le imperfezioni dell'essere umano, qui messo a nudo in tutta la propria mediocrità sotto gli occhi di una terra, la Sicilia, più antica del mondo stesso. Fra voci femminili, sprazzi di musica folk e sfuriate di chiara matrice death/thrash, il gorgogliante screaming di Agghiastru narra all'ascoltatore le delizie e gli orrori del peccato, riportando alla memoria quella furia primigenia che aveva caratterizzato il debut album dei Cradle Of Filth, picco compositivo mai più raggiunto dai cinque vampiri inglesi, e proponendosi come ideale colonna sonora di moderni baccanali. Lasciatevi ammaliare alla musica degli Inchiavatu, quindi, e sostenete una delle realtà più originali ed oneste mai prodotte dalla scena nazionale, non ve ne pentirete.
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