I
Gladenfold sono una formazione con una certa storia, essendo attivi dal 2003 e con un EP datato 2011, ma arrivano soltanto ora ad incidere il primo full-lenght, intitolato
From Dusk to Eternity. Il genere proposto dalla band ingloba diverse sfumature del Metal, fra cui power di chiaro stampo finnico, death altrettanto finnish style, epic e una sottile influenza folk. Capisaldi delle composizioni della band sono velocità, alternanza di stili vocali (pulito, growl e scream), orchestrazioni epiche ed un riffing tutto sommato di semplice concezione ma di buon impatto. Per dare un'idea prima dell'ascolto i
Gladenfold sono accostabili, per diverse motivazioni, a
Sonata Arctica, per quanto riguarda la parte power,
Norther,
Ensiferum, i primi
Wintersun e senza alcun dubbio i
Children of Bodom. Difficile dunque assegnare un'etichetta di genere a questa band, si è scelto il power perché la maggior parte delle parti sembrano avvicinarsi maggiormente a tal varietà di metallo. Nonostante tutte le gloriosi formazioni elencate come ipotizzabili ispirazioni per i
Gladenfold è necessario affermare immediatamente che il risultato non è così brillante come parrebbe essere. Se è vero che il songwriting è accurato in ogni parte, con un buona mistura di quell'oramai consolidato finnish melodic death power, l'aggiunta di chorus poderosi ed epici, melodia intervallata ad aggressività (soprattutto grazie all'alternanza degli stili vocali), l'esito è in certi momenti ripetitivo e poco incisivo. La voce pulita si avvicina abbastanza ad un misto fra
Tony Kakko e
Georg Neuhauser, mentre lo scream ricalca
Alexi Laiho e
Petri Lindroos, tuttavia non arrivando ai livelli dei suddetti vocalist. Dal punto di vista della varietà delle composizioni la seconda parte del disco è sicuramente superiore alla prima, con buone parentesi come
Six Soldiers Stand,
Final Embrace,
Bloodfeather, dove risalta soprattutto l'impatto di quest'ultima traccia. Poi c'è la diversa
Dementia, nella quale i
Gladenfold tolgono i piedi (sì, entrambi, ovvero quelli della doppia cassa del batterista) dall'acceleratore e dimostrano di saper regalare emozioni anche senza spettinare eccessivamente l'ascoltatore. Questo penultimo pezzo di
From Dusk to Eternity ricorda i nostri troppo sottovalutati
Thy Majestie. Eppure le premesse per un bel disco c'erano, con l'opener
From Dusk i
Gladenfold si stavano avvicinando a piccoli passi a quel capolavoro immenso di
Time I degli
Wintersun, uno degli album più belli ed articolati degli ultimi dieci anni. Poi dalla seguente
Fate Escape il tutto cala di tono, restando abbastanza piatto, vicino a quell'Era (inizio Millennio) dove il power dominava incontrastato ed inondava il mercato di continue uscite discografiche fatte con il medesimo stampino.
From Dusk to Eternity termina con
To Eternity, brevissima outro, ma che vale molto di più di alcune altre canzoni presenti nel disco.
In conclusione, questo primo full-lenght dei
Gladenfold non è da trascurare, piacerà sicuramente ai nostalgici del power e magari a qualche fan delle band nominate in precedenza. Se il gruppo finlandese avesse inserito qualche cambio di tempo nel corso dell'album, ispirandosi all'intro e all'outro, avrebbe potuto creare veramente un bel disco. Speriamo che si rivedano per le prossime uscite.
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