Il miglior album degli Incantation? Pongo immediatamente la domanda/provocazione , ma poi alla fine so che sarà facile e inevitabile dividersi tra nostalgici oltranzisti e “oculati progressisti” , fatto sta che entrambe saremo d’accordo sul valore ASSOLUTO di quest’album. Non voglio dire che è meglio di
“Onward To Golgotha” , ma la sensazione di asfissia e lento soffocamento che ci prende con la lunghissima e conclusiva
“Elysium (Eternity Is Nigh)” è sicuramente degna di “mettersi in bella esposizione” vicino a “Golgotha” o la carinissima
“Profanation” … Certo per festeggiare il 25 anniversario della band non c’era modo migliore, altro che raccolte, edizioni speciali, orchestre e operazioni nostalgia, John McEntee , Kyle Severn e Chuck Sherwood fanno la cosa migliore possibile, guardano in avanti e ci devastano con questo pesantissimo gioiellino piovuto da chissà dove per introdurci nella migliore maniera possibile a questa estate afosa e di spasmi … una volta che si sarà soprasseduto sull’ennesimo inutile “intro” ( tale è la title track posta in apertura) dalle prime note di
“Debauchery” si capisce subito che ci sarà di che soffrire grazie ad attacco brutalissimo dritto in faccia, il giusto benvenuto nel mondo degli Incantation, vocals profonde, ma umane, batteria precisa, potente e pesante, riffs precisi, chirurgici e taglienti, solos scolastici ma ispirati, il miglior modo per iniziare il viaggio in quest’album da paura. Si continua con
“Bastion Of A Plague Soul” e
“Carrion Prophecy” le maniere migliori per confermare che gli Incantation hanno fatto le cose per bene e in grande … Ottimi i riffs, ottime le vocals e assolutamente convincenti i tre dietro i loro strumenti, difficile dire qualcosa di più se non che
“Dirge Of Elysium” è uno dei “must have” dell’anno, largamente al di sopra del come back più atteso (Behemoth) l’album si distingue per l’ispirazione, la convinzione e l’ortodossia che emana da ogni sua nota, un vero e proprio manifesto dell’integralismo, ma un integralismo che sa di qualità e non di convenienza, gli Incantation continuano a suonare brutale, pesanti, lenti e distrittuvi come suonavano ad inizio carriera, ma il lavoro lento e continuo di erosione cerebrale perpretato ai nostri danni, ha portato a crearsi negli anni una credibilità che difficilmente può essere smentita o messa in seconda piano da qualsivoglia evoluzione o nuova tendenza, questo è fottutissimo death metal americano alla maniera degli Incantation, suonato da una band che attraversa una nuova giovinezza (anche il precedente
“Vanquish in Vengeance” era veramente ottimo) e un’ottima fase ispirativa composto per un pubblico adulante che sa riconoscere il vero tanfo di morte. Tra tanti inutili posers una band che continua a vivere di sani principi e ottimi dischi. Enjoy the stench of death!
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