Copertina 2

Info

Anno di uscita:2014
Durata:45 min.
Etichetta:Warner

Tracklist

  1. KEYS TO THE KINGDOM
  2. ALL FOR NOTHING
  3. GUILTY ALL THE SAME
  4. THE SUMMONING
  5. WAR
  6. WASTELANDS
  7. UNTIL IT'S GONE
  8. REBELLION
  9. MARK THE GRAVES
  10. DRAWBAR
  11. FINAL MASQUERADE
  12. A LINE IN THE SAND

Line up

  • Chester Bennington – voce
  • Mike Shinoda – rapping, voce, chitarra ritmica, tastiera, pianoforte
  • Brad Delson – chitarra solista
  • Phoenix – basso
  • Rob Bourdon – batteria, percussioni
  • Joe Hahn – campionatore

Voto medio utenti

I Linkin Park sono davvero il male della musica, non "metal", ma in generale.

Metto metal tra le virgolette perchè seppure sia evidente che sta roba con il metal, di qualsiasi risma, non ci incastri assolutamente nulla, ha fatto sì che venisse sdoganato il concetto di "musica di merda + coretto melodico con chitarrone in sottofondo = metal", diffondendosi così universalmente dalla casalinga del Wyoming alla parrucchiera di Seoul.

Così se oggi, a livello mainstream, il metal è associato ad aborti musicali come "The Hunting Party" o "Minutes to Midnight" o "Meteora", dobbiamo ringraziare questi signori qui, che giustamente gongolano sull'ignoranza delle folle dato che all'inizio vendevano una barcata di milioni di dischi ogni volta ed ora che il mercato è in crisi ed i loro numeri sono crollati continuano comunque ad incamerare migliaia e migliaia di dollari ogni volta che suonano dal vivo riempiendo le arene.

Se vogliamo essere ancora più impietosi, paragoniamo i Linkin Park ad un gruppo che personalmente non apprezzo, ANZI, ma rispetto perchè ne riconosco un certo valore artistico, ovvero i 30 Seconds to Mars. A differenza di questi qui, Jared Leto sa cantare, sa scrivere i pezzi, con tutti i dollari che gli piombano addosso sa ideare e girare dei video degni di nota e ricchi di particolare (e non le porcate a nome "In the End" o "Numb", tanto per citarne due dei più visti) e ha un qualcosa di particolare da presentare al proprio pubblico, nel bene e nel male.
Ah, ed è anche un discreto attore hollywoodiano.

L'alter-ego scandaloso è appunto rappresentato dai Linkin Park, una band senza talento, senza idee, probabilmente già terminate dopo la pubblicazione dell'unico disco decente della loro discografia ovvero il primo "Hybrid Theory" e senza alcun barlume di ispirazione, a fronte di due album già terrificanti come i due precedenti "Living Things" e "A Thousand Suns", che viene confermata in un album che dire pessimo è dire poco.

Un plauso a questi sei ragazzi che hanno saputo tuffarsi al momento giusto, l'ultimo prima della decadenza del mercato discografico, quello della confusione creata da un filone al tempo denominato nu-metal che ha portato unicamente al successo alcune pop- band da cretini con due chitarre distorte e mandando alla rovina, commerciale, tutta la scena metal genuina, grazie alla connivenza delle major, di Mtv e sopratutto dell'infinita ignoranza del pubblico americano in primis, che non sa distinguere le colonne di plastica di Las Vegas da quelle traianee a Roma.

Bravi loro e vergognosi tutti gli altri.
Come questo "The Hunting Party".
Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 21 giu 2014 alle 15:10

Uh! Uh! Cacca! Cacca! Uh!

Inserito il 20 giu 2014 alle 22:22

abbiamo dato voce anche alla parte meno cavernicola dei redattori :D

Inserito il 20 giu 2014 alle 17:20

la nu metal band più sopravvalutata della storia...

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