Dopo lo splendido debutto "Sad Symphony", al quale non è stata dedicata una sufficiente attenzione da parte del pubblico italiano, i doomsters Thunderstorm danno alle stampe il loro secondo lavoro "Witchunter Tales", ed
è un piacere constatare come quest'album sia una valida conferma delle solide premesse gettate qualche anno fa dalla band. Doom della migliore fattura, figlio dei maestri Black Sabbath oscuro e potente, arricchito da
una poetica vena malinconica. Semplicemente geniale la scelta della copertina e dell'artwork che va a pescare nuovamente dalla storia dell'arte un dipinto inquietante e visionario, questa volta di Salvator Rosa, che
totalmente si addice al contesto musicale del disco. L'album si apre con una canzone breve, che potremmo quasi considerare un'intro data la lunghezza media di sei minuti degli altri brani; "Reality", questo il titolo, mette
subito in mostra le caratteristiche compositive dei Thunderstorm: riff alla Iommi (un plauso alla produzione dei New Sin Studios che ha saputo rendere il sound delle chitarre granitico e soprattutto "metal"), aperture melodiche sottolineate da sognanti arpeggi di chitarra e la versatilità del singer Fabio "Thunder". La title track è già diventata una delle mie canzoni preferite di sempre; un brano stupendo che alterna parti lente a momenti
trascinanti alla Trouble, un chorus che si avvale di uno straordinario gusto per la melodia e doti vocali e interpretative fuori dal comune; ascoltare per credere. L'incipit di "Parallel Universe" potrà ricordare a molti i
Candlemass di "Epicus Doomicus…" con il dimenticato Lanquist alla voce, un intermezzo ipersabbathiano precede poi un finale lento ed inesorabile da
headbanging stanco e trascinato per una song di ben otto minuti e mezzo. "Edge Of Insanity" è un breve pezzo strumentale fuori dal tempo e dallo spazio, la sola chitarra con effetto delay evoca, come suggerisce il titolo, uno stato di trance visionario che precede la follia. Seguono la martellante ed ossessiva "Inside Me" e la greve ed oppressiva "Unchanging words" il cui
sound viene reso ancor più funereo da un organo; da sottolineare l'ottima prestazione scevra di inutili orpelli, del drummer dei Drakkar Christian Fiorani, presente sull'album in veste di guest. "Secret Star" ha un
retrogusto settantiano ed è forse il brano più originale, particolare e meno immediato del lotto, tra l'altro consta dell'unico solo di chitarra definibile tale dell'intero lavoro. Con "Glory e Sadness" si ritorna su lidi più familiari; l'arpeggio introduttivo e la dolce ed eterea malinconia delle note riprendono da dove la title track di "Sad Symphony" ci aveva lasciato. Ad impreziosire il tutto ed a concludere un disco già fin qui a dir poco emozionante, una cover dello storico quartetto di Birmingham: "Electric Funeral" magistralmente e fedelmente interpretata dal combo bergamasco.
Cos'altro aggiungere ?? Doom or Be Doomed !!
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